SALVATORE SANZO, PER TUTTI NOI TOTI


Passione, visione e sensibilità di un grande vero campione.

 

Toti, è un grande sportivo, che crede nello Sport sin da piccolino, sceglie di intraprendere la strada da atleta professionista, oggi grande manager di Sport e Salute ma di fatto non si finisce mai di sentirsi Atleta.

Una vita dai mille risultati, tanti sacrifici ma sempre affrontati con passione ed i giusti valori che lo hanno portato a coltivare le diverse passioni, rendendole poi un percorso tangibile oggi, nella sua carriera e quotidianità, fatta di visione e determinazione, come proprio quando saliva sulla pedana del Fioretto alle Olimpiadi! 

C’è un tempo che scorre, che ognuno di noi può raccontare e scrivere sul proprio diario di vita, un viaggio fatto di mille avventure e soddisfazioni, di crescita individuale e di squadra, che ci porta sempre ad affrontare nuove sfide, perché la vita alla fine è un viaggio semplicemente da affrontare e scoprire.

 

1) Ciao Toti, grazie per il tuo tempo e la tua condivisione, onorati di averti con noi a Sport Club. Ci racconti il tuo cammino di vita e perché proprio il Fioretto e poi la penna da Giornalista? 

Grazie a voi per avermi accolto all'interno del vostro magazine, innanzitutto. Beh, devo dire al momento sia stato un cammino bello, appassionante, pieno di nuove sfide ed anche a volte di delusioni. Partendo dalla scherma, dal fioretto, come hai giustamente specificato, fino ad arrivare al nuovo incarico di Dirigente Area Sport all'interno di Sport e Salute SpA. Ho iniziato a praticare scherma per caso: avevo 7 anni. Avrei voluto giocare a calcio, ma la Società vicino casa non prendeva all'epoca bambini di quell'età ed allora con un amico sono entrato a far parte della famiglia della scherma, assolutamente per caso. Era settembre del 1983 e da quel giorno per 26 lunghi anni non ho più abbandonato le pedane. Contestualmente, soprattutto grazie alla mia famiglia, ho sempre avuto la voglia e la perseveranza nello studio, ammetto, con non poche difficoltà, dovute in particolare dalla poca, per non dire inesistente, comprensione da parte dei Professori. Ma non mi sono arreso, MAI, ed alla fine sono riuscito ad arrivare in fondo al percorso di studio con la laurea in Giurisprudenza. La passione del giornalismo l'ho sempre avuta, in particolare, ovviamente, seguendo il calcio, e per questo devo ringraziare alcune persone che mi hanno dato l'opportunità di potermi esprimere: Paolo Marabini, giornalista della Gazzetta dello Sport, grazie al quale ho maturato una esperienza con il mio blog 'Giù la maschera', mentre ancora ero atleta, e soprattutto Fabio Guadagnini, Massimo Corcione e Matteo Marani che subito dopo le mie ultime Olimpiadi del 2008 hanno avuto fiducia nel sottoscritto e mi hanno prima insegnato la professione giornalistica a 360° e dopo alcuni mesi lanciato e poi consolidato davanti allo schermo, lasciandomi libero di potermi esprimere secondo il mio stile.

2) Come è per te ricordare il tuo percorso da Atleta professionista, quali emozioni ti evoca e cosa porti nel cuore? 

E' stato un percorso meraviglioso. Ho maturato questa sensazione dopo aver, come si dice in gergo, appeso il fioretto al chiodo. Durante la carriera ho dato tutto per scontato. Il mio unico obiettivo era partecipare solo per vincere, sempre: che fossero Olimpiadi, Mondiali od Europei non importava. Per me era normale puntare al traguardo massimo. Ed invece non era proprio così. Adesso apprezzo il valore delle medaglie di argento e di bronzo vinte ad Atene e Pechino, che invece all'ora mi davano un senso di fallimento personale. Oggi sono orgoglioso di quello che sono riuscito a fare. Non tornerei indietro, sebbene so di aver commesso diverse ingenuità che mi hanno precluso vittorie che avrei potuto ottenere, ma che per troppa immaturità non ho raggiunto. Sono però esperienze di vita che porto con me e che mi aiutano a non sbagliare più, guardando sempre avanti, con sicurezza e serietà professionale.

3) Hai raggiunto grandissimi risultati ma hai da sempre avuto la visione del “Tuo Tempo” e cosa fare, quanto è stato importante lo Sport per renderti quello che sei? 

Ho sempre avuto l'idea di voler decidere quando smettere. Molti grandi atleti non si rendono conto che dopo lo sport c'è un domani. Un domani in cui ti ritrovi solo; in cui tutte le persone che ti veneravano, che ti facevano enormi sorrisi e ti davano grandi abbracci spariscono; in cui nessuno ti regala niente e tu invece pensi che ti sia dovuto qualcosa per aver onorato l'Italia ai massimi livelli. In quei momenti ti rendi conto di essere una persona normale, forse, anche, come giusto che sia. C'è una canzone che ancora oggi ascolto ripensando alla fine del 2008, anno in cui ho chiuso la mia attività: si tratta di 'Adesso che tocca a me' di Vasco Rossi, il mio cantante preferito che mi accompagna ancora oggi e di cui cerco di non perdermi mai un concerto. Le parole di quella canzone fotografano alla perfezione lo stato d'animo di un grande atleta che si ritrova, spesso tra i 35 e i 40 anni, a doversi rinventare. Entrando nel mondo del lavoro circa 10 anni dopo una ragazza o un ragazzo che ha condotto una vita diciamo normale, con condizioni però diverse, perché quando sei un atleta top, il tuo mondo ti regala tutto: sogni, speranze, ma soprattutto autonomia, anche economica, e libertà. Ecco, io non so dire perché, ma già dopo la mia prima Olimpiadi di Sydney 2000, ho immaginato un futuro personale, ho cercato di costruire qualcosa, almeno a livello di formazione. In quegli anni, oltre alla laurea magistrale, sono diventato giornalista pubblicista e maestro di scherma. Ho frequentato alcuni corsi di addetto stampa, di gestione degli impianti sportivi, ho studiato la dinamica degli Enti Locali. Non so francamente se tutto questo mi abbia aiutato, ma ci ho provato ed alla fine posso dire che mi sia andata bene.

4) Sei diventato Avvocato prima e poi giornalista, con una grande esperienza su SKY, ci racconti questa tua nuova veste e cosa ti ha lasciato? 

Non sono Avvocato. L'esperienza a Sky è stata bellissima. Ho vissuto credo il momento più bello tra il 2009 e il 2018, con l'inaugurazione di Sky Sport 24, il canale 200, il consolidamento e lo sviluppo delle tecnologie d'avanguardia, e le tante ore di diretta quotidiana. Come dicevo devo tutto a Fabio Guadagnini che per primo ha creduto in me. Non mi conosceva e mi ha telefonato per un primo colloquio presso il suo ufficio di Milano. Gli raccontai della mia passione per il calcio, e per il Pisa in particolare. Mi chiese allora di iniziare con la serie B, visto che proprio la mia squadra del cuore giocava in quella categoria. Da quel momento di fatto sono diventato il riferimento per il canale, naturalmente rispettando e confrontandomi con i colleghi che da anni già con grande professionalità lavoravano sul tema. Andavo in studio ogni venerdì e sabato per la presentazione della giornata; per il racconto delle partite; per le interviste agli allenatori. Ero al corrente di tutto. Conoscevo i giocatori delle 20 squadre di B. Vedevo ogni partite. Durante la settimana compravo i quotidiani locali d'Italia per aggiornarmi costantemente e riguardavo gli high lights. Studiavo le squadre principali, rivedendo anche le partite della giornata precedente. Analizzavo le statistiche, una mia grande passione, e cercavo di non entrare troppo nei dettagli tecnici, perché da ex atleta mi rendevo conto che in quella veste dovevo solo raccontare fatti, notizie certe e non entrare mai nel merito tecnico, non essendo mai stato un calciatore. A quello ci dovevano pensare i cd. Talent.

5) Quanto è stata importante la tua famiglia nel tuo percorso di crescita da Atleta Sportivo e poi nella tua vita di oggi? 

Molto. Culturalmente, in particolare. Nella mia testa, mentre mi allenavo tutti i giorni, minimo 2 volte tra mattino e pomeriggio, dovevo anche pensare allo studio. i miei genitori mi hanno sempre aiutato, sostenuto sotto tutti i punti di vista. E questo non lo dimenticherò mai, e mi porta a provare ad agire nei confronti dei miei figli allo stesso modo.

6) Oggi ricopri un ruolo estremamente importante per SPORT e SALUTE, ci racconti cosa fai e l’importanza di essere presenti sul Territorio con progetti di Sport per i giovani e per i loro futuro? 

Provo a portare la mia esperienza di Presidente del CONI Toscana e di Amministratore Pubblico, oltre che di ex atleta e Maestro di scherma. Il Territorio è l'anima dello sport: le Società sportive, gli Atleti e gli Allenatori rappresentano il vero motore del nostro mondo. E' soprattutto grazie a queste componenti se si vincono tante medaglie internazionali; se si crea valore sociale ed inclusivo; se si genera prevenzione e cura della salute. E Sport e Salute ha ereditato da Coni Servizi tutto il patrimonio immobiliare, per cui oggi contiamo 135 sedi in tutta Italia e oltre 200 persone che lavorano a stretto contatto con le ASD/SSD locali e con le Istituzioni regionali e locali. Ecco, il mio ruolo e' quello provare a gestire e valorizzare questo patrimonio umano e sociale, di orientare cittadini e famiglie alla cultura dello sport e di sviluppare un sistema strutturato di servizi professionali per le Società sportive, attraverso la creazione di veri e propri Centri Servizi.

7) Quale è l’emozione ed il sogno piu’ grande che porti dentro, quell’isola nascosta che ancora sogni di scoprire? 

Francamente non vivo di sogni. Cerco di costruire realtà e di provare a trovare nuove ed affascinanti sfide. Sono sicuramente una persona che non si accontenta mai; che alza sempre l'asticella e lo fa con rispetto delle persone che lo circondano e con lealtà. Mi metto in gioco, con impegno e serietà. 

8) Quale è la tua visione per i giovani di oggi? Quanto è importante fare sport e sport di squadra per affrontare la società di oggi?  Come è Il tuo rapporto con i tuoi Figli e lo Sport? 

Io penso che sia importante praticare sport. Che sia poi una disciplina di squadra o individuale non importa, come non importa se si arriva a raggiungere determinati obiettivi, almeno all'inizio. E' importante impegnarsi al massimo per crescere, migliorare nelle prestazioni, acquisire relazioni sociali. Insomma, utilizzare il mezzo sport per migliorare la crescita umana, per formarsi come donna e uomo. E' cio che provo a comunicare ai miei figli, con i quali, su questo versante, ho un approccio laico. Non ho mai imposto nessuna scelta: né sullo sport, né sulla scuola. Mi interessa, ed ho piacere, che facciano attività, ma non che primeggino. Se succederà ne sarò felice per loro.

9) Come vedi che è cambiato lo Sport oggi? Pensi sia una nuova ottima direzione o c è ancora molto da fare? 

Con la Riforma del 2019 lo Sport è cambiato molto dal punto di vista organizzativo. Se prima il CONI di fatto rappresentava il vero e proprio Ministero dello Sport, oggi la politica ha di fatto avocato a sé la competenza, secondo me giustamente. Pur, ovviamente, rispettando il ruolo di un Ente che è la storia dello Sport italiano, fondato nel 1914, e che tanto bene ha fatto in termini di risultati sportivi, grazie al lavoro svolto dalle Federazioni Sportive Nazionali Olimpiche. Lo Stato, però, giustamente ha deciso di intervenire soprattutto nel settore della salute e della prevenzione, oltre che sul versante dell'inclusione sociale. I dati su sedentarietà, sovrappeso, malattie croniche derivanti dall'inattività sono sotto gli occhi di tutti, per cui oggi esiste una struttura pubblica, Sport e Salute, che opera, su indicazione dell'Autorità competente, a beneficio della collettività. Io lo vedo un passo avanti importante. Poi, non esprimo giudizi politici, che ovviamente non mi competono. Sul fronte dell'impiantistica sportiva, invece, siamo ancora indietro. Dobbiamo, a partire dalle palestre scolastiche, migliorare e trovare le risorse necessarie a far praticare sport ai nostri figli e alle future generazioni.

10) Abbiamo finalmente un Ministero dello Sport, con un Ministro di grande esperienza, quanto  pensi sia importante avere oggi, una carica istituzionale concreta che possa offrire una direzione per il domani dello Sport? 

Finalmente un Ministro competente, lo dico senza piaggeria, perché è il curriculum di Andrea Abodi a certificarlo. Un Manager serio, professionale e soprattutto perbene. Che parla con tutti e ascolta tutti. C'è bisogno di tornare a lavorare in maniera unitaria per continuare a mantenersi ad altissimi livelli sul versante Olimpico e Mondiale e per migliorare i dati sulla sedentarietà, sulle persone in sovrappeso e non solo. Il sistema dello sport italiano ha a mio parere tutte le condizioni per essere preso come punto di riferimento a livello internazionale; ancor di più di quanto già non lo sia oggi. 

11) CI racconti le emozioni della tua prima Olimpiade? quanti anni avevi e cosa ti ha lasciato ? 

Sydney 2000: non avevo ancora compiuto 25 anni. Ero comunque un atleta già maturo; forte (ero 1° nel ranking mondiale); avevo già vinto a livello individuale 2 Campionati Europei, diverse gare di Coppa del Mondo, un bronzo mondiale. Insomma, potevo vincere ed ero andato con quell'obiettivo. Fu una gara piena di tensioni; di polemiche e per me di grandi recriminazioni, come le altre 2 successive d'altro canto. Le Olimpiadi si giocano sui particolari, i dettagli fanno la differenza vera. A certi livelli, ogni errore si paga. Vince chi sbaglia meno. Vince chi ha meno paura, o forse chi la sa gestire meglio.