Saba, regina di Roma

Prima modella, poi stilista che trae ispirazione dai grandi nomi della moda internazionale e per concludere campionessa di wheelchair basket: l'identikit è quello di Giulia Saba,regina indiscussa del basket in carrozzina femminile romano e non solo.

A ventisei anni compiuti è comunque già una veterana di questo sport,dopo una trafila iniziata nel settore giovanile del Santa Lucia, proseguita in serie B e nella nazionale under 22,  fino all'approdo alla massima serie ancora con il Santa Lucia e alla conquista della maglia azzurra senior .Una ragazza solare e con le idee ben chiare su come gestire il proprio presente ma soprattutto capace di costruirsi un futuro,per niente o quasi intaccato da una paraplegia bassa che ha colpito Giulia quando aveva appena nove anni. Niente le ha impedito di indossare le vesti di modella per beneficenza nelle sfilate organizzate dalla fondazione Vertical, finalizzate alla raccolta fondi per la ricerca sulle lesioni midollari, nè di portare a casa una laurea a pieni voti e tantomeno di diventare un esempio e una donna vincente nello sport.

La chiacchierata con Giulia non può che iniziare quindi con argomenti che soltanto la diretta interessata è in grado di approfondire, soprattutto quando non si parla di basket,ma bensì di passerelle,sfilate e vestiti.

D= Prima di addentrarci nei meandri della Giulia atleta,parliamo della Giulia donna: decisamente impegnata nel mondo della moda,dopo un debutto come modella con la Fondazione Vertical e poi come stilista. A che punto è il tuo percorso in tal senso,che tipo di moda vorresti proporre e soprattutto a quale stilista ti ispiri nelle tue creazioni.

 

R=Il mio percorso nel mondo della moda inizia nel 2014,quando decido di lasciare la Facoltà Universitaria di Ingegneria Biomedica-dopo un anno di frequenza-per iscrivermi invece all' Accademia di Costume e Moda di Roma. Al termine del triennio vengo selezionata tra i "Talents 2018", con l'opportunità di presentare nelle sfilate dell'Alta Roma di quell'anno la mia prima collezione di sei capi, tutto ciò mentre ottenevo la laurea con 110 e lode con una tesi sulla creatività nella stampa tessile.

Durante gli anni di studio ho comunque avuto l'opportunità di avvicinarmi direttamente al mondo della moda, attraverso gli eventi della fondazione Vertical,che mi ha permesso di conoscere direttamente le passerelle prestigiose di New York e Milano. Grazie ad una borsa di studio , frequento oggi il Master Fabrics Innovation Design e con entusiasmo e curiosità continuò il mio percorso di inserimento nella moda. Soprattutto l'Haute Couture ed il conseguente avvicinamento a brand universali come Dior, Valentino, Yves Saint Laurent o Balenciaga.

Ma Giulia è anche un simbolo della pallacanestro in carrozzina italiana,uno spot per il movimento femminile e non solo,e chi meglio di lei può fare il punto della situazione in un momento decisamente non facile per lo sport italiano.

 

D= Parlando invece di palla a spicchi, e ricordando che le ragazze possono giocare insieme ai maschi nei vari campionati nazionali e nelle coppe, mentre in nazionale vengono divise per sessi, a che punto siamo in Italia con l'arruolamento e l'inserimento di ragazze nel basket in carrozzina?E soprattutto come interagite con i vostri "colleghi"maschi?

 

R=Purtroppo sono poche le ragazze che si avvicinano al basket in carrozzina, di conseguenza anche in nazionale siamo un gruppo ristretto e numericamente deficitario.Tutto questo malgrado ci siano state delle nostre partecipazioni in alcuni dibattiti nelle scuole, e qualche articolo sullo sport paralimpico, che abbiano cercato di incoraggiare i ragazzi ad avvicinarsi a questa realtà, soprattutto cercando di coinvolgere le famiglie e i ragazzi con disabilità che non conoscono il nostro mondo. Malgrado la conformazione fisica delle donne sia differente rispetto a quella degli uomini, e questo comunque è uno sport faticoso, non esiste alcun motivo per cui una ragazza non possa competere allo stesso livello con un maschio. Soprattutto perchè il rapporto con i maschi, nel nostro sport, è sempre stato molto costruttivo e positivo. Ho sempre avuto dei compagni di squadra fantastici, quasi dei fratelli maggiori pronti ad aiutarti in ogni momento  e che riescono a farti sentire protetta, in una squadra che assomiglia sempre più ad una famiglia.


Siamo davanti ad una ragazza innamorata dello sport e della sua Roma, città che le ha consentito di emergere negli anni ad altissimi livelli nel basket in carrozzina e cui Giulia è infinitamente grata.

 

D=Tirando fuori questo meraviglioso concetto di "Romanità" , cosa che facciamo ogni mese con orgoglio e senso di appartenenza nel nostro giornale, quando si parla di  basket in carrozzina al femminile a Roma...inevitabilmente si pensa a Giulia Saba. Ma con la sparizione o quasi della Virtus Roma e l'auto retrocessione del Santa Lucia, inevitabilmente dobbiamo prendere atto di un  momento terribile della città a livello cestistico, con pochissime prospettive di una rinascita immediata in tempi brevi. Come vivi questo momento di buio totale che sta vivendo il basket romano, per anni abituato invece a competere a ben altri livelli?

R=Credo di viverlo un po’ come tutti, ossia con dispiacere ma anche  con la speranza di poter ricostruire qualcosa di ancora più grande e importante.

In questo momento è davvero complicato fare previsioni su quello che accadrà da qui a breve, ma come per un atleta l'obiettivo è sempre quello di dare il massimo, credo che anche le società debbano ripartire ed aspirare ad ottenere il meglio, magari partendo da un gruppo piccolo e giovane ma con la speranza di farlo crescere per arrivare a certi risultati. Bisogna essere fiduciosi per il futuro, perchè se si lavora bene prima o poi i risultati arriveranno.

 

Quei risultati che Giulia ha ottenuto sia a livello nazionale ma anche internazionale, ma che sembrano essere ancora un obiettivo della nuova avventura che attende la bionda campionessa romana, mai sazia di successi e sempre pronta ad affrontare sfide nuove ed affascinanti.

D= Dopo aver calcato i parquet di  serie A e dopo l'esperienza in maglia Lazio ,hai sposato il progetto  cestistico ambizioso dei Giovani & Tenaci,che affrontano per la prima volta l'avventura della serie B ed in generale del basket in carrozzina a livello agonistico.

Che cosa ti aspetti da questa esperienza per te un pò inedita, e soprattutto quali sono le ambizioni del club al debutto nel basket che conta?

 

R=Il massimo ovviamente, ossia provare a  vincere il campionato e poter pensare alla serie A malgrado il momento non semplice che stiamo tutti vivendo.

Ho intrapreso questo percorso perchè per me lo sport, soprattutto a livello agonistico, è importantissimo. Quasi una terapia che riesce a farti star meglio e non ho intenzione di abbandonarlo, pur dedicando tanto tempo allo studio ed ai progetti di lavoro futuri. Sono sempre riuscita a coniugare sport e lavoro e continuerò a farlo.

 

Niente mezze misure dunque,nella vita come nel basket. Insieme a tanto orgoglio e amore per quella maglia azzurra,che è l'obiettivo primario per tutti gli atleti di tutti gli sport.

D= Concludiamo ovviamente parlando della nazionale femminile di coach Carlo Di Giusto,dove trovano spazio giocatrici toste, determinate e decise a dimostrare il proprio valore, malgrado la perdita di un elemento importante come Laura Morato che ha deciso di cimentarsi in un altro sport paralimpico.Dopo aver ottenuto finalmente la prima,storica vittoria contro la Turchia agli Europei di Worcester nel 2015, che ha definitivamente permesso al movimento rosa di sbocciare,quali sono le prospettive future per la nostre ragazze?

 

R=Come dicevo prima,purtroppo i numeri non ci aiutano visto che si fa una grande fatica a trovare ragazze che pratichino il nostro sport e di conseguenza possano arrivare alla nazionale.Malgrado questo, siamo riuscite a formare un gruppo relativamente giovane con giocatrici che sanno adattarsi in nazionale a ruoli diversi rispetto a quelli in cui giocano nelle squadre miste di club.Malgrado differenze sostanziali con il gioco insieme ai maschi,noi ad esempio utilizziamo anche un pallone diverso -il G6 ndr-durante i vari raduni nazionali riusciamo comunque a fare gruppo,cercando di contribuire all'inserimento delle nuove convocate. Agonismo e grinta non ci mancano davvero,insieme alla voglia di migliorare e soprattutto quella capacità di sostenerci reciprocamente in ogni occasione.