TUTTI AL BOLA

A tifare per gli azzurri impegnati negli Europei a Squadre. E’ qui che si giocheranno i principali incontri del torneo continentale, gli altri al Villa Pamphili. Nel circolo della famiglia Ceci c’è grande entusiasmo e voglia di giocare, passione vera oltre la norma. Il Bola è il circolo monotematico più grande d’Italia. 11 campi, ci cui 2 coperti, in un suggestivo parco verde sulla via Cristoforo Colombo a Roma.


Alessandro e Innocenzo Ceci sono cugini, imprenditori ed entrambi architetti con una passione comune e smisurata per il gioco del Padel. Hanno convinto la loro famiglia a destinare un terreno di loro proprietà alla costruzione di un circolo monotematico di Padel che rispondesse ad alcuni requisiti di funzionalità ed estetica. Una vera fortuna per chi si è ammalato di “padellite” e vive dalle parti del quartiere Eur e magari gioca quasi tutti i giorni.
Per definire il progetto hanno chiamato un terzo architetto Ruggero Taddei che ha lavorato duramente per trovare soluzioni che andassero bene ai due cugini. Il risultato finale è molto piacevole, una sensazione che ben si coniuga con i principi ispiratori di questo gioco che dalle parti di Roma ma non solo significa soprattutto “stare bene in un ambiente”. Alessandro e Innocenzo hanno girato tantissimo in Spagna, un paese che rappresenta il modello cui ispirarsi. Hanno visto, studiato e riflettuto profondamente prima di dare vita al loro progetto italiano, un mix tra soluzioni tecniche e immagine.

La funzionalità spagnola con la nostra cultura. In Spagna giocano dovunque e hanno numeri non paragonabili ma in verità nella maggioranza dei casi non badano troppo alla forma mentre in Italia siamo più ricercati ed esigenti. Quando un architetto, anzi due, parlano di un club che a loro avviso non è bello e confortevole lo chiamano molto brutalmente “contenitore”. In Spagna ne hanno visti parecchi di questi contenitori che vanno bene per giocare ma non per “vivere il Padel” in tutte le sue declinazioni. Una bella differenza. Capannoni industriali poco illuminati e senza verde, senza soci che attendono il loro turno per giocare prendendo un caffè o consumando un pasto. Campi senza vita.
Al Bola hanno altri obiettivi oltre che giocare a Padel. Il più grande valore è quello di fare amicizia, conoscere gente e socializzare. In Italia c’è una diversa concezione del tempo libero rispetto alla Spagna. La storia del Bola è fatta di tanti aneddoti che raccontano le visioni diverse dei due cugini architetti come quando discussero se fosse giusto investire 25,000 euro in palme. “Le piante non portano reddito” disse uno dei due e l’altro replicò che a volte si investe su cose che non portano reddito diretto ma indiretto. Ogni cosa, ogni spesa viene pesata e ripesata. Per organizzare una tappa Slam si parte due mesi prima. Al Bola si respira entusiasmo e soddisfazione per ospitare l’Europeo ma nello stesso tempo preoccupazione.
Si sta realizzando un sogno, vogliono lasciare un segno. Mi spiegano che vogliono creare un minimo di storia intorno all’evento giocando tra finzione e realtà. Se lo possono permettere perché il Bola è il circolo che risponde meglio in termini di affluenza di pubblico e considerano di avere due utenti: il pubblico e gli atleti. Nel periodo di avvicinamento all’evento lavorano sui social per raccontare i personaggi che saranno presenti. Questo aspetto è decisivo per la buona riuscita del torneo.

Quando gli venne assegnata per la prima volta una tappa Slam al Bola fecero una vignetta con Giulio Cesare che giocava a Padel dimostrando una grande capacità ad andare oltre il campo sportivo. La forza del Bola si basa anche su di un grandissimo bacino di utenze. Nei primi tre anni di vita il Bola ha sondato e intervistato 10,000 persone che hanno frequentato il circolo. Un catino di “pippe incredibili” – raccontano i più informati, che spiegano però che si tratta soprattutto di principianti. A tale proposito ci sono diverse statistiche sia sulle generalità che le abitudini e preferenze.
A settembre 2018 c’erano 351 iscrizioni mentre a settembre 2019 – un anno dopo - ben 653, il doppio. A Roma Nord si parla di saturazione del mercato ma qui i dati mostrano una crescita vertiginosa. Una volta iscritti bisogna entrare nelle varie chat e gruppi di persone per organizzare partite. Si tratta di un vero e proprio microcosmo in cui per prenotare un campo bisogna superare i problemi di snobismo e nonnismo. L’età media nel primo anno di attività nel 2017, per i primi 2.000 iscritti, era di 45,16 anni. Un anno dopo, nel 2018 è scesa a 40,73 quindi scesa di cinque anni in un arco di un anno. Oggi è di 38,4. Un dato interessantissimo perché in realtà la longevità di questo sport dipende anche dalla capacità di acquisire più giovani possibile. Un circolo come il Bola non poteva non avere l’Academy gestita da Serena. E’ partita soltanto un anno fa ed ha raggiunto ben 50 ragazzi iscritti ai corsi. La partecipazione femminile è partita dal 12 per cento e oggi si è attestata al 17 per cento.