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Vinitaly si o no?

Care amiche e cari amici di Sport Club, questo mese voglio parlarvi della più grossa manifestazione nazionale che ha per tema il vino.
Qualche settimana fa si è tenuta a Verona la 52 ° edizione del VINITALY, la kermesse numero uno per il mondo del vino nazionale. In televisione abbiamo visto passerelle di politici, attori, cantanti e varia umanità vippaiola che non ha potuto mancare di essere presente a Verona. Se sempre più VIP amano sfilare nei corridoi dei padiglioni veronesi un motivo ci sarà.
I media sono presenti in massa con inviati e dirette di ogni tipo, i politici hanno sfoggiato le loro presunte conoscenze enologiche, attori e cantanti hanno posato accanto a produttori e bottiglie. Tanta gente che distrattamente guardava le varie trasmissioni si bloccava ad ascoltare questo o quel commento su questo o quel vino.
Diciamocela chiaramente parlare di vino in Italia fa ormai audience, e questo dà una risposta al numero enorme di visitatori.
Dal punto di vista dei produttori e degli addetti ai lavori posso dire che Vinitaly ha subito nel corso di questi suoi 52 anni una profonda trasformazione. Si è passati dalle prime edizioni che rappresentavano l’occasione di incontro tra i produttori nazionali per scambiarsi pareri e opinioni, su questo o quel modo di fare vino, per conoscere i nuovi metodi produttivi e per sviluppare le proprie vendite. Si è arrivati alla promozione delle vendite degli anni 80 nei mercati internazionali, si è toccato il fondo nel 1986 con lo scandalo del metanolo e i suoi morti. Per ripartire negli anni 90 e farla diventare occasione di fiera in cui si sviluppavano vendite e fatturati rendendola una grossa occasione commerciale. L’avvento della rete la ha trasformata pian piano in una fiera di pubbliche relazioni e consolidamento delle posizioni commerciali.
Ad ogni modo una cantina che vende oltre le 50000 bottiglie annue non può assolutamente mancare. Dirò anche che grazie a delle intelligenti proposte da parte della Fiera di Verona che organizza l’evento, anche produttori più piccoli possono partecipare, con costi ridotti, e ottenere una loro visibilità commerciale utilissima per sviluppare l’azienda.
Insomma gli oltre 5000 espositori italiani ed esteri che partecipano sono consapevoli di far parte di un enorme carosello che muove in modo consistente il PIL italiano.
Si voglio proprio sottolineare come ormai la fetta maggiore del PIL italiano sia sempre più legata al comparto agroalimentare che vede nel settore vitivinicolo una parte fondamentale. I nostri vignaioli sono poi sempre più delle star che quando si presentano sui mercati internazionali contribuiscono al buon nome dell’Italia e del lifestyle nostrano.
Sono alcuni anni che spiego una cosa fondamentale, le aziende italiane possono essere comprate da investitori esteri, e questo è accaduto e accade spesso. Le industrie sono prese, smontate e rimontate in paesi dove la manodopera costa meno, creando disoccupazione in Italia e problemi economici. Provate a fare la stessa cosa con un vigneto in Chianti , in Piemonte o nei Castelli Romani. E’ impossibile. Quindi potremo avere un proprietario italiano ma manodopera e strutture di trasformazione italiane continueranno a lavorare.
Anche questo è uno dei motivi del successo di Vinitaly, mostra e comunica un comparto produttivo molto rivolto ai mercati esteri che continua a crescere e a generare un ciclo produttivo sano e che permette al nostro paese di stare ancora a galla. Altro che fiera di contadini.
Come faccio da alcuni decenni non ho mancato di essere presente, e ho curiosato nei vari padiglioni provando i vari vini. Ho avuto conferme, ho trovato novità interessanti e ancora una volta ho capito che ormai trovare un vino cattivo è sempre più difficile. Anche nella parte dedicata ai vini cosiddetti naturali, spazio in cui spesso avevo trovato vini veramente malfatti e spesso indegni di far parte del mondo enologico, ho scoperto quest’anno dei vini interessanti. Investigando meglio ho scoperto che anche qui i vari vignaioli hanno iniziato a collaborare con enologi che hanno eliminato i difetti ed esaltato le migliori caratteristiche.
Non ho mancato di provare i vini blasonati ( molto interessante una degustazione di Barolo), Ho però curiosato nelle regioni meno famose, e vini molto interessanti li ho trovati in Calabria, ma anche in Molise, in Liguria, nello spazio dei vini esteri dove ho anche bevuto l’unico vino vendemmia 2018 presente a Verona. Da Afriwines questo Diemersdale Sauvignon blanc 2018 è stata una sorpresa.
Molto tempo l’ho dedicato ai vini del Lazio, chi mi conosce sa quante risorse ho investito nei vini autoctoni di questa regione. Ebbene quest’anno avevamo a Vinitaly oltre 100 cantine, un vero record. In più posso dire che le bottiglie sono anno dopo anno sempre più interessanti.
Nuove realtà piccole e vogliose di crescere hanno portato a Vinitaly dei vini da prendere seriamente in considerazione. Se pensate che io amo sempre meno i soliti noti e sempre più impressionato dalle new entry, capirete con quanto entusiasmo ho provato le novità.
Torneremo a parlare di questo evento e di altre cantine che ho provato a Verona, nei prossimi numeri . Concludo affermando che di Vinitaly il nostro paese ne ha bisogno. Verona è una splendida città italiana e i veronesi sono bravissimi a sopportare che per quattro giorni la loro tranquillità di provincia venga stravolta dagli oltre quarantamila visitatori che arrivano in fiera. D’altro canto anche gli espositori e i visitatori sopportano le mancanze strutturali della città che non è dotata dei servizi necessari ad ospitare adeguatamente un numero così alto di visitatori. Si è arrivati alla 52 edizione e si andrà avanti ancora per tantissimi altri anni perché comunque la città di Verona è in grado di farlo, altri meno.
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