Valentina, la pasionaria

Valentina Limata è stata una delle prime romane a giocare a Padel. E’ stata anche numero 15 in Italia, ora si diverte a giocare senza pensare troppo alla classifica. "Ho cominciato a giocare a Padel perchè venivo da una storia sentimentale fallita, ero stata biecamente lasciata per una ragazzina"

Parla a raffica Valentina, alzando il tono e abbassandolo per sottolineare i concetti. Sembra si stia allenando a tennis sotto i colpi di una macchina sparapalle, quelle che ti lanciano le palline senza lasciarti respirare. E' una furia, senza filtri - come lei stessa ammette. Le espressioni del viso accompagnano le parole come stesse recitando a teatro ma Valentina è così naturalmente. Non è costruita, a volte appare anche fragile. Se non la incalzi con le domande, lei se le fa da sola. Un portento. Un fenomeno. Ha tutto chiaro, non ha bisogno di pensare una risposta politicamente corretta oppure dopo aver detto la sua si corregge subito ammettendo di aver esagerato. La Limata è così. Bianco o nero. Senza compromessi. Senza polemiche.

Valentina da che parte iniziamo?
"Quello che mi piace di più del Padel è l' aggregazione. Più che giocare mi piace organizzare le partite, anche quelle degli altri. Mi chiamano da tutta Roma e mi dicono: senti, ci manca una quarta all’Eschilo , chi potrebbe venire? io mi arrovello e il più delle volte riesco a trovare."
Alla domanda quante chat hai? scoppia a ridere quasi vergognadosi...
"Ho soltanto chat di Padel… forse quindici - poi confessa ad alta voce, con accento romano – quindici sò tante, eh? Sono tutte diverse. Ho quella con le "amichette" ristrette che si chiama “Giochiamo” ed è ovviamente la mia preferita. Siamo poche, 8-10. Pensa che ho fatto rincontrare persone che non si vedevano da anni. Tutto grazie ad una partita di Padel. Quando si sono visti sul campo hanno cominciato a dire felici - ma ti ricordi? Quando avevamo 12 anni e giocavamo a tennis insieme...- ho fatto certe Carrambate .... ".
Non ti confondi mai?
"No, per differenziarle ci inventiamo dei nomi di fantasia. Il più carino è “le Streghe del Padel". E' il gruppo da cui partono tante iniziative come quella del derby Roma Nord-Roma Sud. Abbiamo copiato il nome dal linguaggio dei ragazzini che si chiedono fra loro. “che sei de' Roma Nord o de' Roma Sud? io so' un fighetto dei Parioli, no come i bori del Torrino". Su Facebook girano diversi video su questo argomento però alla fine il succo di tutto è che Roma Nord e Roma Sud non esistono. Loro infatti stanno tutti insieme e fanno le stesse cose. Il nostro invece è un gioco, tanto per aggiungere qualche stimolo in più alle sfide che facciamo. I tornei a squadre sono super-aggreganti. Chi non gioca partecipa facendo il tifo."
Quando e perchè hai iniziato a giocare?
"Settembre 2013. Una mia amica per salvarmi la vita mi ha suggerito di giocare a Padel e lasciare l'ambiente che frequentavo. Basta con i circoli, devi fare qualcosa di diverso - mi continuava a ripetere - nel Padel ci sono un sacco di persone nuove. Vieni e fa 'sta cosa (il padel) perché è divertente. Io ho un po’ traccheggiato e a qualche mese dopo sono andata al Padellino. Un freddo polare, umido pazzesco. Non era certo il periodo migliore per iniziare perché le pareti erano tutte bagnate... poi ho cominciato a frequentare anche il Flaminia e il Due Ponti".
Cosa hai trovato in questo Padel?
"La verità è che ho cominciato a giocare per riprendermi dal fallimento di una storia sentimentale, ero stata mollata biecamente per una ragazzina. Ero distrutta e nel Padel ho conosciuto tante persone positive. Tutte belle persone. Prime fra tutte Laura Pastesini e Francesca Degli Effetti. Ho rincontrato anche altre persone che già conoscevo come Marco Siciliani, Andrea Aliotti e Marco Merli, una persona con cui avevo un'empatia incredibile."
Quanto era frequentato il Padel Roma in quei tempi?
"Il nostro gruppo era di circa 20 persone. C’era Papa , Agnoletto, De Cesaris, Merli, Ripesi, Leone e altri. Il Padellino non era solo un luogo dove giocare ma soprattutto dove incontrarci. Un ritrovo, un club, un muretto… Rimanevamo anche dopo le partite, una birretta e tante chiacchere. Spettacolo. In seguito abbiamo cominciato a fare anche le vacanze insieme. Quest'ambiente è stato la mia salvezza perchè grazie al Padel ho rincontrato Claudio Scorta, la persona con cui sto insieme.”
Si discute molto se sia più uno svago o uno sport…
“Per me il Padel è un gioco. Non posso dire che è uno sport perché da quando lo pratico non faccio più nulla e ho preso 10 kg. Ma sono felice.”
Sembra una vera e propria lobby...
"Nooo, il Padel è super-democratico. Sempre aperto a tutti. E' aggregante. Noi stavamo tutti insieme, nessuno si faceva troppe domande. Non importava da dove venivi, che lavoro facevi e per quale motivo giocavi. Si stava insieme, legati da questa ventata di novità, questa grande passione. Il gruppo poi si è allargato, c’è stata un po’ di dispersione naturale".
Poi cos'è successo?
"Sono arrivati i bolognesi e li abbiamo accolti benissimo. Per noi erano – e lo sono ancora - un fortissimo riferimento tecnico. Simpatici e scanzonati con uno spiccato sarcasmo tanto da confondersi fra noi. Serf e Agnini si sono integrati perfettamente”.
Come ti definisci?
“Sono diretta, non faccio inutili giri di parole per scomode verità ma le dico anche bruscamente in faccia alla gente. Quando sento alcune persone che criticano senza motivo (quelle che polemizzano su tutto) mi stupisco perchè a me sembra che siamo tutti amici. Quindi o sono cretina oppure ingenua. Chi mi conosce lo sa bene. Il primo impatto è quasi sempre negativo. Passo per una stronza ma non credo di esserlo. Sono soltanto senza filtri. Credo che nel Padel ci sia un bellissimo spirito di aggregazione e se c'è qualcuno che non è in sintonia, non fa nulla. Tutti giocano con tutti, cosa che non può succedere nel Tennis. Il Padel è un movimento di pensiero."
Ma ogni stagione cambia qualcosa
“Si, ma va bene così. Si cresce e è tutto molto giovane quindi dobbiamo accettare qualche errore. Dobbiamo pensare positivo. Il Padel ha molta strada da fare e sono sicura che la farà. Quando sento qualcuno eccessivamente polemico con il sistema del Padel italiano mi storco un po’ perché sono tutti professori, tutti fenomeni, ma poi bisogna fare, ottenere risultati e non sempre è facile. Nella federazione c’è troppa burocrazia ma capisco che devono essere prudenti ma sui ragazzi no. Bisogna avere più coraggio e puntare su di loro. Sono nel Padel da prima che diventasse un fenomeno, quando ho iniziato a giocare ero la numero 15 in Italia ma soltanto perché eravamo in 16 a giocare. Da allora è cambiato tutto, in meglio.”
Dimmi tre cose belle del Padel..
“Scorta, la Tofanova e il divertimento. Una delle cose belle dei miei ultimi 10 anni.”
Cosa vuoi aggiungere?
“Che sono pazza di Padel.”