QUELL’ULTIMO INTERMINABILE PUNTO QUELLA LUNGA INTERMINABILE ULTIMA PALLA

Saverio Palmieri e Simone Cremona hanno vinto lo Slam del Flaminia Roma. Una coppia inedita formata quasi per caso che ha vinto il Torneo a sorpresa dominando però tutte le partite al termine di una difficilissima maratona.

Era quasi mezzanotte e faceva freddo, nonostante fosse ancora estate. Era piovuto tutto il giorno e l’umidità romana ti entrava nelle ossa. Una sensazione per nulla piacevole ma – come si dice in queste occasioni –sono questi i momenti in cui i duri vengono fuori. Ci vuole testa per risolvere le situazioni difficili, ci vuole carattere, ci vuole pazienza. Non bisogna farsi condizionare. E soprattutto non si devono cercare alibi, non bisogna lamentarsi del campo bagnato, delle palle pesanti e giocare sino alla fine. Una serata che Simone e Saverio ricorderanno sempre con grande piacere. “PadelClub” vuole raccontarvela dalla voce di uno dei due protagonisti. La foto del loro abbraccio è tutto questo. Un manifesto del sacrificio sportivo che trasmette i valori del Padel come sport di coppia. Bisogna rispettarsi, bisogna aiutarsi uno con l’altro.

Saverio Palmieri, cosa provi a rivedere questa immagine?
“Ero stremato dalla fatica, non riuscivo neanche a pensare. Non avevo realizzato che quella fosse la palla decisiva. Ero quasi stordito, non so neanche dove ho trovato le forze per giocare. Una sensazione stranissima che non mi era mai capitato di provare. L’abbraccio di Simone però mi ha fatto riprendere immediatamente. Era un abbraccio forte, diverso da tutti gli altri che due giocatori possono scambiarsi durante una partita. Più intenso, più lungo. Quasi una liberazione da qualcosa di impalpabile, come risvegliarsi da un sogno.”
Cominciamo dall’inizio, con quale spirito affrontavate il Torneo?
“Era un torneo difficile soprattutto a livello mentale, il tabellone non era semplicissimo per noi perché al primo turno avevamo Mezzetti-Bruno, una coppia molto affiatata al contrario di noi che giocavamo insieme per la prima volta. Poi avevamo Sarmiento-Restivo, attesi come probabili vincitori del Torneo. Il nostro obiettivo era cercare di passare il primo turno e poi andare a giocarcela con Sarmiento-Restivo dove avremmo sicuramente finito la nostra avventura. Abbiamo giocato molto bene la prima partita, trovando subito un’ottima intesa e poi siamo stati fortunati perché la coppia Sarmiento-Restivo non è venuta e gli scenari per noi sono totalmente cambiati. Nel turno successivo infatti abbiamo battuto Barni-Starace.”
E la domenica?
“Pioveva, senza interruzioni. Per la colazione ci siamo visti tutti al mio Bar di Corso Francia (“The Save” n.d.r.). C’era Martina Camorani, Enrico Burzi, Serf e tutti gli altri. Eravamo circa dieci, in attesa di capire se avremmo giocato oppure no. La pioggia aumentava, alle 10,00 c’era un vero e proprio diluvio. Era chiaro che il Torneo sarebbe stato sospeso. Avendo perso tutte le speranze abbiamo prenotato due campi al coperto al Laurentina (dall’altra parte di Roma). Uno per noi e l’altro per le ragazze. Così è partita anche la sfida: Io e Cremona contro Serf e Burzi. Dopo il secondo set ci telefona il Giudice Arbitro per comunicarci che i campi si erano asciugati e quindi si doveva giocare. Facciamo le borse di corsa e torniamo al Flaminia con la consapevolezza di aver aggiunto alla giornata un impegno extra inutile. Scendiamo in campo contro Lorenzo Rossi e Manuel Rocafort e vinciamo la semifinale 6/0, 7/6 con un tiebreak lunghissimo finito 13-11 con cinque match-point. Una partita pazzesca finita alle 20,15. Eravamo distrutti ma nessuno aveva il coraggio di dirlo.”
Poi cos’è successo?
“Il Giudice Arbitro ci chiede se volevamo giocare il giorno dopo oppure in serata ma poi ci propone di entrare in campo alle 21,30. Accettiamo senza pensarci due volte. Avevamo circa un’ora e un quarto per riposarci e decidiamo di andare al Bar. Ci facciamo un bel gelato (per assumere zuccheri), una RedBull e siamo tornati al Flaminia pronti per la finale. Toccini e Capitani ci stavano aspettando. Iniziamo a giocare su uno dei campi all’aperto ma ricomincia a piovere e ci spostiamo su quello con il tetto. Le condizioni erano al limite della praticabilità. Umidità, freddo, palle inzuppate diventate enormi, campo lento. Un inferno. Marcelo poi non era in condizioni fisiche ottimali ma grazie alla sua grande esperienza riusciva a gestire la partita. Il match però è lunghissimo. Arriviamo al terzo set. Gli scambi erano sempre più lunghi, una partita senza fine. Al terzo set sul 5 pari teniamo noi il servizio e in maniera rocambolesca ci portiamo sul 6-5 per noi. Siamo sul 40-15 per loro e Marcelo sbaglia uno smash facilissimo. Recuperiamo e ci portiamo sul 40 pari. Il primo match ball è a nostro favore ma ce lo annullano. Una palla che sarà durata anche 40 scambi! Ero distrutto, non ce la facevo più. La mia attenzione si sposta pericolosamente sul tie-break - che ancora non è iniziato - e mi preoccupo. Con quali forze lo giocherò? Questo era il mio unico pensiero. Ad un certo punto c’è uno scambio che per i miei gusti sta diventando troppo lungo. Ero oltre il limite. Simone fa una palla corta e Marcelo – che stava a rete – spara una bordata. Io mi sposto - non so neanche come e perché - e la palla finisce sul vetro.. Non capisco più nulla e non riesco neanche a sforzarmi di capire ma vedo Simone che si avvicina e mi abbraccia. Soltanto allora ho realizzato che quella palla era un match-ball per noi. E’ fatta, abbiamo vinto noi. Che giornata! Grazie Simone.”