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Conor O'Shea

“Piacere, Conor”

di Antonio Pellegrino

Una presentazione che ai più potrebbe sembrare banale e scontata ma che invece racchiude al suo interno tutta l'essenza di Conor O'Shea. Quel lunedì sera (23 maggio 2016, giorno precedente alla presentazione ufficiale alla stampa del neo ct Azzurro) assunse una veste diversa con il suo arrivo. Il “nice to meet you” pronto a fare il suo ingresso in campo venne messo di prepotenza in tribuna senza preavviso. La volontà di mettere a suo agio tutti i presenti, cercando di esprimersi in una lingua che prima di quel momento aveva parlato solo durante alcune lezioni di italiano, venne accolta con piacevole stupore. L’impressione che ha dato è quella di una persona che si conosce da sempre con cui si ha il piacere di discutere su vari argomenti diversi anche dalla palla ovale.
Nato il 21 ottobre del 1970 a Limerick, figlio d’arte (il padre Jerome era un giocatore di football gaelico), inizia la carriera nella franchigia irlandese del Leinster giocando da estremo. Il suo primo incontro con l’Italia arriva in Heineken Cup nel 1995: nel match contro il Milan segna la prima meta europea del Leinster. Gioca anche con la Nazionale Irlandese scendendo in campo in 35 occasioni.
Il suo nome, Conor, secondo alcune statistiche risulta essere tra i più comuni del Regno Unito nel 2001, anno che coincide con il suo ritiro dal rugby giocato a pochi mesi dal compimento dei 31 anni, causa un infortunio occorsogli nella gara contro il Gloucester che non gli ha permesso il recupero completo. Intraprende la carriera di allenatore proprio con il suo ultimo club da giocatore, i London Irish, nel 2001. Resta al timone della squadra inglese fino al 2005, anno in cui inizia la sua collaborazione con la Rugby Football Union (la federazione inglese) terminata poi nel 2010 con il suo approdo agli Harlequins dove guida il club londinese alla conquista del primo titolo della sua storia.
E’ laurato in Economia e Commercio all’Università di Dublino e ha conseguito negli anni un diploma in legge al Dublin Institute of Technology ed un master in Scienza dello Sport alla United States Sport Academy. La sua attitudine allo studio e all’apprendimento è lapalissiana, ma altrettanto evidenti sono le sue grandi doti comunicative. Sin dal primo incontro ufficiale con la stampa il suo approccio è stato tanto semplice quanto diretto. Non ha puntato il mirino su lidi distanti all’orizzonte, ma i suoi intenti sono stati chiari: creare la Nazionale Italiana di Rugby più forte di sempre. Obiettivo ribadito, seppur in veste diversa, in avvicinamento ai Credit Agricole Cariparma Test Match di Novembre: giocare il miglior rugby possibile.