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Bernardo Corradi. “Gioco a Padel”

L’ex calciatore senese ha esordito in serie A tardi rispetto alla media. Nonostante questo ha militato in molte squadre, sia in Italia che all’estero. È passato al calcio “parlato” che apprezza se trattato dagli addetti ai lavori e ha messo via gli scarpini che ha sostituito con la racchetta!

di Valeria Barbarossa

Come ti sei avvicinato al calcio?
Come la maggior parte dei ragazzini di allora: giocando nel campetto dell’oratorio vicino casa mia. Quella è stata la prima palestra.
Quando il calcio è diventato un mestiere?
Il mio iter calcistico è nato diversamente rispetto alla media. Non sono andato via di casa a 13, 14 anni come la maggior parte dei colleghi. I miei volevano che mi concentrassi prima sullo studio e poi sui miei sogni, quindi solo dopo il diploma ho iniziato a girare per l’Italia. In serie A sono arrivato tardi rispetto alla media, avevo 23 anni.
Con chi hai esordito?
Con il Cagliari all’Olimpico contro la Lazio… un segno del destino!
Il momento più bello?
L’esordio in Nazionale contro il Portogallo. Venni convocato perché Vieri si infortunò. Giocai da titolare, segnai e vincemmo 1-0. Fu una grandissima soddisfazione.
Il momento più difficile?
Quando giochi per tanti anni, di momenti difficili ce ne sono diversi. Ho avuto la fortuna di andare all’estero ma questo comporta il doversi confrontare con molti cambiamenti: le abitudini, il modo di vivere. Ambientarsi non è sempre facile perché mi sono reso conto che l’ospitalità non è come quella che si riceve in Italia. Gli italiani, quando arriva un calciatore straniero, sono molto più aperti e disponibili. Poi certo, bisogna sempre distinguere: in Spagna ad esempio mi sono trovato benissimo, in Inghilterra meno. Dal punto di vista professionale, poi, quasi tutti tendono, e dovremmo farlo anche noi in Italia, a dare più spazio ai loro giovani connazionali.
Quali sono le differenze tra il calcio italiano, spagnolo ed inglese?
In Italia il calcio viene vissuto con molta professionalità ma anche con tanta esasperazione a causa delle moltissime pressioni. All’estero, grandi squadre a parte, per quella che è stata la mia esperienza, la professione viene vissuta in maniera più mitigata, almeno nelle categorie minori.
Dal punto di vista giocato?
Il campionato italiano forse è un po’ troppo esasperato dal punto di vista tattico. In Inghilterra, ad esempio, giocano in maniera più libera. La Spagna credo sia il giusto mix tra l’Italia e l’Inghilterra: non a caso stanno dominando.
Com’è adesso stare dall’altra parte? Da giocatore spesso avrai condannato il calcio parlato.
Condannato fino ad un certo punto. Quando parla un addetto ai lavori, un ex calciatore ad esempio che argomenta con cognizione di causa i propri pensieri su basi concrete, le critiche si possono prendere come fonte di analisi per valutare il proprio rendimento, ma se la critica arriva da chi non ha mai tirato un calcio ad un pallone, sinceramente, non l’accetto. Certo, se fai questa professione lo metti in preventivo. Un mio allenatore mi diceva che i giornali di oggi serviranno per incartare l’immondizia di domani. L’importante è non comprare i giornali quando le cose vanno male… meglio andarsene al cinema!
La stampa in Italia è un po’ pressante…
Be’ sì: pensa che abbiamo 4 quotidiani che si occupano di calcio. In Inghilterra hai forse le ultime due pagine del Sun e se capita un torto arbitrale viene commentato subito dopo la gara e basta. Da noi un errore, ad esempio, sulla partita Juve-Roma viene commentato per settimane.
Come vedi la nazionale?
Si è preparata bene. C’è un po’ di scetticismo ma credo si debba dare fiducia al gruppo. E poi ogni volta che l’Italia sembrava non essere una delle favorite ha sempre fatto bene. È una Nazionale che punta molto sulle qualità fisiche dei giocatori.
Avversari ostici?
Se andiamo a vedere lo storico degli Europei, le sorprese non sono mai mancate. Quindi chiunque può essere un avversario temibile. Poi certo, mi aspetto l’Inghilterra, la Francia, la Germania. Vedremo…
Che cosa pensi della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024?
La candidatura di una città per un evento del genere si porta dietro una miriade di bonus: miglioramento delle infrastrutture, posti di lavoro… dare la possibilità ad una città stupenda come Roma di modernizzarsi e migliorarsi è fondamentale. Poi il gettito di denaro per finanziare le imprese si porta dietro la paura di ricadere in scandali e sprechi.
Quali sport segui e pratichi?
Il tennis e il Padel. Poi quando ero in Canada, ho colto l’occasione per andare a vedere l’NBA: uno spettacolo nello spettacolo!