Viaggi

Thailandia

Tra mistico e pragmatico, una scoperta infinita.

di Fabio Zinanni

Fuso dai fusi (orari), ciondolante nel mio letto disfatto ormai da giorni, noncurante del giorno e della notte, mi arriva un messaggio su whatsapp alle 3.23 am che recita “non sai cosa ti perdi, ti sto ancora aspettando, quando vieni? Anong”. Chi sei? E perchè questo messaggio? A me? Alle 3 di notte? Sono sicuro che hanno sbagliato. Passa qualche giorno e il mio Direttore mi chiama “finalmente rispondi al telefono, che t’è successo? Dai che devi partire, stavolta te ne vai al caldo, ti mando in una terra affascinante e piena di misteri. Pronto? Proontooooo???” Il telefono già recitava tu-tu-tu-tu-tu… 20 minuti ed ero già in ufficio a prendere i biglietti per la mia nuova destinazione. Samy dice “bella eh? sempre in giro te… il Direttore non c’è, mi ha lasciato questo biglietto aereo e mi ha detto che ti ha fatto alcuni regali che scoprirai man mano”. Apro il folderino e leggo FCO-BKK. Subito mi torna in mente la canzone del 1984 di Murray Head “one night in Bangkok”, una delle città che ho sempre voluto visitare nella vita.
11 Aprile, ore 14 circa, volo diretto da Roma, 11 ore di volo non stop per la Thailandia. Numeri ricorrenti. La comparsa dell’11:11 è un forte segnale, una potente sincronicità, che indica che siamo in contatto col nostro Spirito guida o Angelo custode. Il motto della Thai (compagnia di bandiera Thailandese) è Smooth like a Silk, la loro filosofia di vita e di lavoro. A bordo sono tutti molto accoglienti come poche altre compagnie aeree, cibo fantastico (e volo in economy!), premurosi quanto basta per farti sentire in hotel e poi c’è il nuovo A350 sulla rotta… Neanche a casa mi trattano così bene!
Atterraggio puntualissimo alle 5.45 di mattina del giorno dopo e memore di esperienze passate e conoscendo la cultura asiatica, mi aspetto una città energicamente viva, già a quest’ora. E non mi smentisce. Ormai sapete che ho un rapporto privilegiato con i tassisti e di quelli thailandesi potrei parlarne per giorni interi, sono una fonte inesauribile di storie tanto da sembrare quasi una barzelletta. Le caratteristiche principali di un buon tassista thailandese sono 3: non parla inglese, non è scontato che conosca la città in cui guida, e soprattutto mai e poi mai utilizzerà una mappa per trovare la destinazione. Piuttosto farà 10 telefonate agli amici per chiedere se conoscono quell’indirizzo, ma per nessun motivo aprirà Google Maps pur avendo a disposizione uno smartphone. Per fortuna che ho uno screenshot del posto in cui devo soggiornare, rigorosamente scritto in lingua Thai, dove arriviamo dopo circa 40 minuti di corsa. Stavolta il Direttore si è superato. Hotel 5 stelle lusso nel cuore della capitale. Comincio a “scartare” i regali che mi aveva detto Samy. Una guida, che trovo adagiata su uno dei due king-size bed, recita che tra il 13 ed il 16 aprile si festeggia il Songkran, il Capodanno buddhista. Non perdo tempo e mi vesto dei miei soliti pantaloncini corti, t-shirt, scarpe running, zainetto con bottiglia di minerale annessa e la mia immancabile amica Nikon e via ad immergermi in questo turbillon di emozioni.
Questi sono i giorni più caldi dell’anno ed i thailandesi rispondono girando per le strade con pistole ad acqua e gavettoni – ma tranquilli, se siete preoccupati per telefoni e macchine fotografiche basterà alzare le mani e vi risparmieranno, o vi bagneranno solo una caviglia tanto per coinvolgervi nei festeggiamenti, ma con la discrezione che li contraddistingue.
Bangkok non si ferma mai: tra caos e silenzio, corpo e spirito, la città degli angeli ammalia con i suoi templi, seduce con i suoi sapori e stordisce con i suoi odori. Impossibile immaginare la varietà dei ristorantini di strada che sbucano da ogni angolo e a ogni incrocio, tra taxi colorati e tuk-tuk sferraglianti.
Oggi mi dedico alla conoscenza di alcuni siti turistici, fuori dai miei canoni non-tradizionali di visita, ma veramente fantastici e molto apprezzati. Parto subito da Wat Arun, dall’altra parte del fiume Chao Praya, il grande fiume che attraversa Bangkok. Da lontano sembra un miraggio, da vicino è emozionante: salite (o per meglio dire arrampicatevi!) in cima alle ripidissime scale del Tempio dell’Alba per abbracciare una vista impagabile sulla città, tra guglie e torri in stile Khmer. Se ci venite di sera, a dispetto del suo nome (il Tempio dell’Alba) il tramonto è veramente il pezzo forte: presso la terrazza dell'Amorosa che si affaccia sul tempio, c'è uno degli aperitivi più trendy della capitale. Si dice che sia una rappresentazione del Monte Meru, che è anche noto come il centro dell’universo. Ed io, qui, mi sento veramente al centro.
Proseguo la mia passeggiata e mi imbatto nel Wat Pho, che è il tempio più grande e antico della città di Bangkok, casa dell’enorme Buddha sdraiato, alto 15 metri e lungo 46, interamente ricoperto d’oro. E’ uno dei complessi di templi più belli della Thailandia, che simboleggia la morte e il Nirvana di Buddha ed è il più grande del mondo. Pochi sanno che Wat Pho è anche sede della più prestigiosa scuola tailandese di massaggi, un capitale sapienziale di scritti e trattati medico-scientifici antichissimo, riconosciuto dall'UNESCO come Patrimonio immateriale dell'Umanità. Se volete imparare qualche tecnica di massaggi, è qui che dovete venire, ed io non mi sono fatto sfuggire l’occasione di fare da “cavia”. Dopo tante ore di volo, ad un massaggio tonificante non si può dire di no!
Rigenerato dalla fantastica esperienza della manipolazione, riparto alla volta del Palazzo Reale. Tra architetture policrome e bizzarri demoni dorati, il Grand Palace di Bangkok è l’antica dimora della famiglia reale. Nel Wat Phra Kaew, tra i fedeli in preghiera, potrete ammirare la venerata statuetta di giada dell’Emerald Buddha, il Budda di smeraldo. Fuori dal palazzo non perdetevi il fantastico mercato degli amuleti, da spulciare per trovare il vostro tesoro. L’unica accortezza che dovrete tenere a mente è l’abbigliamento richiesto per accedere ai templi e soprattutto al Palazzo Reale: come accade in qualsiasi luogo di culto è necessario che le spalle e le ginocchia siano coperte.
Prima di continuare il mio tour, lo stomaco mi ricorda che è ora di pranzo, anche se siamo 5 ore avanti. Com’è noto, la cucina Thailandese è molto ricca di sapori e nel contempo semplice. E com’è noto, non mi tiro mai indietro e mi trovo un piccolo street food dove mangiare cibi tipici. Ricordate la storia dei tassisti? Ecco, più o meno è la stessa cosa: l’inglese scarseggia e farsi capire è difficile, così decido di affidare alla signora sorridente dietro al banco, il mio pranzo. Non chiedetemi cosa abbia mangiato, ma era veramente buono, saporito, scrocchiarello… credo fosse stato pollo, ma non ci giurerei…
Fa caldo, molto. C’è umidità e ho voglia di un po’ di fresco. Trovo su google uno shopping center che dicono sia il numero 1 per l’elettronica, macchine fotografiche e soprattutto cellulari. E non si vende solo l’hardware, al quarto piano c’è un vero mercato dei numeri per cellulari, ogni numero ha un suo valore, mostrato sugli schemi dei computer. E poi è sulla via per Khao San Road (no, non è vero, è una mia scusa mentale, ma volevo tanto andarlo a vedere!) Entri e trovi tutto e ricordati che Bangkok è la patria del falso, dove non è difficile acquistare capi firmati originali e contraffatti.
Sono abbastanza stanco, le ore di volo cominciano a farsi sentire, decido quindi di prendere un tuk-tuk anziché farmela a piedi. Spostarsi a Bangkok con il tuk-tuk tutto è il modo più originale e pittoresco per vedere le meraviglie della città. Un divano accogliente con un piccolo motore ed un tettuccio colorato, è perfetto per schivare camion e taxi. E’ la più economica e di gran lunga l’opzione di viaggio più divertente in Thailandia, ma dovrete essere forti e coraggiosi.
Qualche minuti di questa stramba esperienza e arriviamo a Khao San Road. Negli anni Ottanta i primi backpackers arrivarono qui; dal 2000, dopo la sua apparizione nel film The Beach (con Leonardo Di Caprio), Khao San ha cominciato un’inarrestabile ascesa turistica. Ricettacolo di ostelli, fast food e catene di bar con gusto occidentale, accoglie i turisti in cerca di pad thai e divertimento a poco prezzo, i backpacker incalliti e i venditori di tutte le età, tra banchi che vendono vestiti, guide turistiche e zaini. Si dorme male (caos ininterrotto), si spende poco e si arriva a qualsiasi ora: Khao San Road non dorme mai, come tutta Bangkok!
E’ sera e sono veramente stremato. Riprendo al volo il tuk-tuk (mi è piaciuto un casino!) e me ne vado dritto in hotel per rifocillarmi e poi ributtarmi nello scompiglio organizzato di questa incredibile città. Dopo aver assaggiato il “non so cosa” del pranzo, mi faccio consigliare un buon ristorante per la cena. La cucina thailandese è diventata immediatamente una delle mie preferite in assoluto e di solito riesce a far contenti un po’ tutti, anche i palati più esigenti. Mi spiegano che le preparazioni principali sono il celebre pad thai – noodles con uova, tofu, pollo o gamberetti, verdure ed una spolverata di arachidi -, zuppe a base di latte di cocco insaporite da paste di curry, e tra i dolci il mango servito con sticky rice. Satollo di buon cibo, chiedo il conto e, al cambio, ho speso meno di 10 euro! Vi do un consiglio: per scoprire tutti i segreti della cucina thailandese e per capire quali salse comprare per cucinare un buon pad thai nei momenti di nostalgia, non perdetevi un corso di cucina che si trova facilmente in molti ristoranti della capitale e non solo.
Ritorno in hotel stremato dalla giornata intensa e calda e mi butto a mo’ di tuffo sul king size bed di destra, nell’occasione tutto addobbato a festa dai cortesissimi addetti dell’albergo. Il resto non lo ricordo, so’ soltanto di essermi svegliato l’indomani all’alba, grazie ad un messaggio su whatsapp che recitava “sei arrivato quindi? Benvenuto nella mia terra. Anong”. Chi sei? Non era un caso, cosa vuoi? Perchè? Tutte domande inutili a cui, un semplice numero di telefono, non può dare le risposte che cerco.
Colazione a base di frutta freschissima, un ottimo caffè quasi italiano e una copia di Sportclub sul tavolo del ristorante che mi ricorda che il Direttore ha in serbo per me altri regali.
Scarpe comode e vestiti di cotone, autan nello zainetto, 1 litro di minerale, Nikon al collo. E giù fuori per un nuovo giorno Thailandese. Il clima è uno dei più piacevoli al mondo, infatti la maggior parte dei turisti arrivano qui per ricaricare le batterie a suon di raggi di sole. Tropicale, caldo e umido, così può essere definito il suo fortunato clima, è caratterizzato da due stagioni: quella umida estiva, tra maggio e ottobre, e quella secca invernale, tra novembre e aprile, i mesi tra marzo e maggio sono i più caldi dell’anno. Ed oggi è il 13 Aprile. E fa caldo. Non mi spaventa, anzi, mi incammino verso il Wat Saket, che è il tempio buddista in cima al Golden Mount, la montagna dorata. Dopo una salita di 318 gradini, (davvero piacevole se si evita di andarci a mezzogiorno come ho fatto io) raggiungerete la sommità della collina: in una magica atmosfera di monaci e fedeli in preghiera, sarete accolti dal tintinnio delle campane sacre thailandesi, con un magnifico panorama su tutta Bangkok.
E siccome sono in Asia, me ne vado a vedere la Chinatown di Bangkok. Afosa di giorno e inarrestabile di notte, è un’overdose di mercati, carichi di portafortuna e spezie indecifrabili, cibo di strada e ristoranti che servono pinne di pescecane e nidi di rondine. E siccome è l’ora di pranzo, non mi faccio scappare un assaggio di queste prelibatezze locali (in ricordo della serie Tv “orrori da gustare”). Fate una visita al Wat Traimit per ammirare la statua d’oro massiccio del Buddha, e conoscere la sua storia rocambolesca. La statua è alta 3 metri e pesa tra le 5 e le 5,5 tonnellate e rappresenta Buddha seduto a terra con le gambe incrociate nella posizione che assunse quando ottenne l'illuminazione. 
Prendo ormai il mio tuk-tuk preferito e mi faccio scarrozzare al mercato di Chatuchak (che è aperto solo nei week end ed il venerdì sera) che è, con i suoi quindici ettari, il più grande mercato di Bangkok e della Thailandia. Cercate qualcosa? Qui c’è. Ci sono quasi diecimila bancarelle. Le mappe aiutano in questo labirinto, ma se vedete qualcosa che vi piace compratelo subito (ovviamente dovrete contrattare), altrimenti rischiate di non ritrovarlo più. Mi ritrovo in un milione di persone, un miliardo di colori e un bilione di odori che non so descrivere: spezie di tutti i tipi, mai viste ne’ odorate, tessuti rarissimi, persone rarissime. Di viaggi nella mia vita ne ho fatti tanti. Come questo mai. Sembra di essere al mercato delle etnie, dove tutti sono diversi, dove tutti sono uguali. Credo di aver scattato il più alto numero di fotografie in un giorno: oltre 1800 scatti fatti in poche ore per tentare di immortalare i sentimenti che ho provato. E che non sono riuscito a racchiudere in toto.
Tuk-tuk e rientro in hotel. Un nuovo regalo mi attende in camera. Un bigliettino recita “Eccoti il biglietto, domani voli a Phuket”. Mi addormento come un bimbo ed il suo biberon, sognando già di essere sulla spiaggia di Phi Phi Island, famosa grazie al film “The Beach”.
Mi concedo un taxi per andare in aeroporto. Ormai mi sento un frequent flyer della Thai: mi accolgono come un reale. Un’ora di comodo volo e mi trovo perfettamente al di là del golfo, a ovest della costa della Thailandia, sul Mar delle Andamane, uno dei mari più cristallini e favolosi del mondo (non a caso è una propaggine dell’Oceano Indiano), dove vacanza fa rima con paradiso.
Solito diverso taxi. Solito diverso tassista. Poche parole d’inglese per farmi capire e via in hotel, mostrandolo su tripadvisor. Camera bellissima, spiaggia che come direbbe mio nipote “che te lo dico a fare”, questa zona è quella prediletta da un turismo balneare in cerca di relax, abbronzatura, vita da spiaggia e un clima piacevole durante tutto l’anno, anche e soprattutto quando in Italia è inverno. Certo che a ripensare allo tsunami del 2004 ci si accappona la pelle, ci sono le foto di quei tragici giorni, ma la cosa che sconvolge in modo positivo è la caparbietà di questo Popolo che in poco tempo ha saputo risistemare tutto. E meglio di prima.
Mi aspettano due giorni di puro relax. Ad altissimi livelli.
Il punto di partenza è Phuket, mondana e sfruttata dal turismo di massa ma comunque spettacolare con le sue spiagge attive giorno e notte. Le baie più belle si trovano a Krabi, dove un mare turchino è interrotto da picchi di roccia svettanti verso il cielo e colorati in punta da verdi arbusti, veri e propri faraglioni sul blu.
Mi prenoto subito l’escursione per l’indomani mattina a Phi Phi Island, certo non è il massimo fatta in giornata, ma il tempo -specialmente il mio- è tiranno. Nonostante sia la zona dell’isola più rovinata dalla speculazione edilizia la baia principale di Phi Phi Don rimane uno spettacolo della natura ed all’arrivo il colpo d’occhio è fenomenale: una scogliera alta 100 metri, lunga circa 2 chilometri ed interamente coperta da giungla chiude la baia sul suo lato occidentale creando un porto naturale molto ben riparato. Di fronte una spiaggia, molto lunga, bianca, le palme subito dietro. Sul suo lato orientale invece una serie di piccole spiaggette portano in direzione della Long Beach, che è una spiaggia magnifica da fine dicembre ad aprile quando il mare è tranquillo e generalmente quasi privo di onde. La giornata scorre tranquilla, quasi insolita per me, nel relax più totale, mi lascio cullare dalla barca che, nel tardo pomeriggio, mi riporta al punto di partenza. Serata in albergo e cena di gran classe. I due giorni seguenti scorrono veramente in modo divino, tra massaggi e frutta esotica, tanto sole e crema protettiva, tante persone da varie parti del mondo che sono qui per lo stesso motivo: rilassarsi e svernare e ricaricare le batterie.
Orologio maledetto, quante volte ti ho chiesto di fermarti e non scandirmi più le ore? Invece no, sei lì, a ricordarmi che domani si riparte per l’Italia.
Ultimo pranzo in ristorante. Mi siedo al mio ormai solito posto e trovo un bigliettino sotto il bicchiere già pieno di succo di arancia e spumante che recita “sono contenta che ti sia piaciuta la mia terra, ora va e racconta quello che hai vissuto. Tua, Anong”. Non era quindi un mero messaggio su whatsapp quello che avevo ricevuto qualche settimana fa. Era il mio spirito guida che ha voluto mi sincronizzassi con questo incredulo mondo.
Taxi. Aeroporto. Volo per Bangkok e poi Fiumicino. Thai Airways la compagnia aerea. Solita fortuna? Oppure il mio angelo custode ha pensato proprio a tutto? Non lo so, ma anche stavolta mi regalano un upgrade in business class che mi fa arrivare a Roma talmente rilassato che hanno dovuto scuotermi per svegliarmi quando siamo atterrati.
Ore 7 del mattino. Accendo il telefonino e le e-mail e i messaggi cominciano ad arrivare. Due su tutti: Samy che mi chiede a che ora passo in ufficio per portare il pezzo; il secondo è del mio Direttore che mi dice di non sparire, perchè a breve si ripartirà per una nuova destinazione. Poi ne arriva un terzo, aspettato, atteso, anelato. “Anong”. Grazie.