Nuova Villa Claudia

L’impegno continua

 

“Durante il Covid, lo staff della struttura ha affrontato in maniera impeccabile

l’emergenza supportando tutti i pazienti”: queste le parole della dott.ssa Laura Melis, Direzione Generale Nuova Villa Claudia

 

Nonostante le difficoltà e la paura, Nuova Villa Claudia ha saputo far fronte ad una situazione inaspettata e difficile da gestire. Abbiamo rivolto qualche domanda alla dott.ssa Laura Melis per capire meglio come tutto lo staff è stato coordinato durante l’emergenza sanitaria.

 

Nel periodo COVID come ha affrontato nuova Villa Claudia le problematiche legate alle

attività sanitarie?

La struttura è rimasta aperta durante tutto il periodo COVID per offrire alla nostra clientela e a tutti coloro che ne avevano bisogno i servizi sanitari essenziali. Presso la nostra struttura sono presenti tra l’altro due importanti centri di dialisi che ovviamente sono rimasti aperti ed hanno erogato le prestazioni nei confronti dei nostri pazienti e di coloro che arrivavano da altre strutture dove vi erano stati dei casi COVID. All’inizio della pandemia è stato molto difficile mantenere la calma e supportare psicologicamente tutto il nostro staff che doveva giornalmente rapportarsi con possibili pazienti affetti da COVID. La risposta invece è stata ottimale in quanto, dopo un primo momento di giustificabile paura, ha affrontato il lavoro in modo impeccabile assistendo tutti i pazienti che afferivano ai vari reparti. Abbiamo avuto anche la possibilità, in questo periodo, di riorganizzare i percorsi in maniera ottimale al fine di ridurre al massimo la possibilità di contagio. Adesso, finito il lockdown, dobbiamo mantenere alto il livello di attenzione verso tutte quelle procedure che possono evitare futuri contagi. Il COVID ora sicuramente è meno aggressivo, ma comunque continua ad essere presente ed è nostro dovere evitare una nuova drammatica pandemia.

 

I pazienti, durante il periodo COVID, hanno continuato a curarsi oppure hanno

rimandato gli interventi e le prestazioni

diagnostiche?

La Regione Lazio ha dato in un primo momento chiare indicazioni in merito alla necessità di eseguire nelle strutture sanitarie solo prestazioni urgenti e non differibili. Per quanto riguarda gli interventi è stato più semplice gestire quelli che non potevano essere rimandati in quanto la storia del paziente era nota al chirurgo e la priorità dell’intervento era già stata decisa in fase di visita. Il problema è nato con le prestazioni ambulatoriali perché il paziente telefonava in clinica per chiedere un appuntamento per eseguire una prestazione e spesso non aveva una ricetta del medico che indicava la priorità della prestazione. In quel caso, abbiamo creato una sorta di pre-analisi veloce telefonica per cercare di capire quali fossero le prestazioni realmente urgenti e quali no. Fortunatamente, continuando a offrire un servizio territoriale ambulatoriale abbiamo anche diagnosticato patologie oncologiche importanti per le quali, se non avessimo attuato un corretto triage telefonico, secondo le indicazioni della Regione Lazio, avremmo ritardato nella diagnosi. Vi è stato il caso di una paziente che, nonostante un dolore al petto importante, per paura di infettarsi al pronto soccorso, aveva atteso fino a lunedì per venire a fare una visita cardiologica. La paziente è stata trasferita con infarto in atto al pronto soccorso ed oggi, per fortuna, dopo il posizionamento urgente di uno stent, sta bene.

 

Quindi qual è la situazione sanitaria

post-pandemia?

Purtroppo, nonostante l’importante lavoro svolto dalle strutture sanitarie, il post COVID è tutt’altro che rassicurante. Malauguratamente, le persone hanno dovuto rimandare interventi ed esami diagnostici, anche quelli preventivi. In Italia ci sono oltre 600000 persone che dovranno rimettersi in lista d’attesa, in quanto il loro intervento è stato rimandato. Pensiamo a quante persone non hanno eseguito i controlli di routine per le patologie oncologiche e croniche degenerative! Addirittura alcuni pazienti  hanno rinunciato ad operarsi, anche se affetti da tumore, per paura di contrarre il coronavirus.

 

Nel post COVID come pensa Nuova Villa Claudia di organizzare la propria attività?

Abbiamo ben chiara la situazione sanitaria italiana: interventi rimandati, esami diagnostici non effettuati, prevenzione non eseguita. Abbiamo deciso di attuare una politica che possa tener conto di tutte quelle che si sono rivelate drammatiche conseguenze del COVID. è appena iniziata una campagna di prevenzione “Riparte l’Italia, Riparte la prevenzione per tutta la famiglia”, che vede al centro della nostra politica di sostegno alla sanità, la prevenzione per tutta la famiglia con la possibilità di eseguire 50 diversi tipi di pacchetti di prevenzione. Ma c’è di più. Non bisogna far finta di nulla. Questa pandemia ha colpito anche le famiglie da un punto di vista economico e noi vorremmo, attraverso tariffe sociali studiate per questi pacchetti di prevenzione, evitare che un individuo debba rinunciare a fare prevenzione o a curarsi per un problema strettamente economico. Noi della Casa di Cura Nuova Villa Claudia abbiamo studiato questa campagna di prevenzione, che peraltro durerà sino a fine agosto, proprio per agevolare tutti coloro che vogliono curarsi o prevenire le patologie importanti ma che potrebbero trovarsi ad affrontare un periodo economicamente più difficile, come tanti italiani. Siamo sicuri che questa nostra iniziativa avrà una grande adesione da parte dei nostri clienti e di tutti coloro che vorranno unire la professionalità, la tecnologia di ultima generazione ed un alto livello di servizi offerti ad una sostenibilità economica. 

 

Un’ultima domanda, NUOVA Villa claudia

esegue i test sierologici per il COVID?

Nuova Villa Claudia è tra i centri autorizzati dalla Regione Lazio ad eseguire questi test anche come centro accreditato, quindi attraverso la prescrizione del medico di famiglia. È molto importante che il paziente comprenda però la finalità di questi test. Il test non è diagnostico in senso stretto ma viene eseguito per uno studio epidemiologico nazionale. La Regione Lazio passa in convenzione l’esame per le immunoglobuline di tipo IGG che ci dicono se siamo stati o meno infettati dal COVID. È importante però sapere che se siamo positivi alle immunoglobuline di tipo IGG non vuol dire che abbiamo un sistema immunitario che ci proteggerà da future infezioni. Gli unici test diagnostici che possono invece affermare la presenza o meno di un’infezione da coronavirus sono i tamponi che dovranno essere comunque eseguiti nel caso in cui il test sierologico presenti una positività per immunoglobuline di tipo IgM. Purtroppo, per la poca chiarezza, tante persone hanno effettuato in questo periodo dei test a prezzi completamente fuori da ogni logica pensando di eseguire test diagnostici che diagnostici non erano.