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Guido De Angelis

Una passione da sempre

di Valeria Barbarossa

Il giornalista e conduttore radiofonico, famoso per la sua fede calcistica verso la S.S Lazio, compie trent’anni di vera… Lazialità.

Guido sei sempre stato un laziale?
Sì da sempre. Mio papà mi ha portato allo stadio la prima volta quando avevo otto mesi. Fino ai sedici anni sono andato con lui e poi ho iniziato da solo. È una passione cresciuta nel tempo.

Qual è la partita che ti porti nel cuore?
Partiamo dal principio che ogni derby è un colpo al cuore! Ma al di là di questo, una partita contro il Vicenza in cui rischiavamo di andare in serie C. Ci salvammo ed esplosi di gioia!

Quella che più ti ha amareggiato?
Da bambino, sempre contro il Vicenza, in cui perdemmo 1-0 su gol di Cinesinho.

Qual è stato, secondo te, il miglior giocatore della Lazio?
Giorgio Chinaglia. Un giocatore che ha fatto risuscitare la Lazio, soprattutto per il suo grande attaccamento alla squadra. Era un tifoso prima di tutto. È stato il mio idolo da bambino e un grande amico da grande. Quando è venuto a mancare è stato come se avessi perso un fratello.

Negli anni, com’è cambiato il tifoso?
Sono cambiati, prima di tutti, i giocatori. Anni fa erano molto più disponibili con i tifosi. Oggi non danno loro la giusta importanza dimenticandosi che sono proprio i sostenitori che portano fama e soldi.

Quando sono cambiate le cose?
Con i contratti televisivi. Gli anni ’90 hanno fatto da spartiacque.

Sei più attaccato al primo o al secondo scudetto?
Al primo perché amo gli anni ’70 e poi perché fu uno scudetto costruito in casa. Quello del 2000, invece, dal potere economico di Cragnotti.

Chi sono, per te, le bandiere della Lazio?
Chinaglia per la vecchia generazione e Diego Pablo Simeone per la nuova. Diego ci rappresentava con grande orgoglio. Motivo per cui, quest’anno, gli abbiamo dedicato una copertina.

E veniamo al dunque infatti. Lazialità compie trent’anni, raccontaci la storia e soprattutto da dove è partita l’idea di realizzare una rivista della Lazio.
Andrea Abodi, l’attuale Presidente della Serie B, negli anni ’80 era il direttore responsabile della rivista Forza Lazio. Mi affidò una rubrica di una pagina che nel giro di poco tempo diventò di venti per la quantità di lettere che ricevevo dai tifosi. Scrivevano più a me che ai giocatori! Quello mi fece capire che dovevo provare e nel settembre del 1985 è nata Lazialità. Per otto anni è stata distribuita allo stadio, poi nel ’93 è sbarcata in edicola. Ricordo che mi chiamò Dino Zoff per complimentarsi con me. Per quindici anni è stata la rivista ufficiale della S.S. Lazio e ora sono indipendente. È un vero miracolo che resista vista la crisi della carta stampata ma non potrei mai rinunciarci perché per me è come un figlio.