LA FORZA DELLA VOLONTA’

In meno di un anno è passato dalla quarta alla seconda categoria. Fisico atletico e testa matura. Il suo più grande rimpianto è di non aver mai giocato a tennis, Marco Caporilli è diventato però un giocatore di tutto rispetto. Premiato anche ai Padel Professional Awards 2017 come “best player” della sua categoria.

36 anni, imprenditore immobiliare di successo, sposato con Sara, una figlia di 8 anni di nome Giorgia. Marco Caporilli ha conosciuto il Padel soltanto due anni fa ma negli ultimi dodici mesi ci si è buttato dentro facendolo diventare la sua mania, la sua ossessione … ma soprattutto il suo piacere. La famiglia lo segue con partecipazione. Giorgia gira per casa tenendo la racchetta in mano e Sara non si annoia mai ai tornei. Lo aspetta dopo la doccia e in partita lo lascia tranquillo. Moglie ideale per un giocatore di Padel. Nel 2017 Marco ha scalato le classifiche federali passando dalla quarta alla seconda categoria. “Non ho nessuna esperienza tennistica, purtroppo – ci confessa con rammarico - il mio adorato maestro Alessandro Pupillo non aveva troppa fiducia nelle mie possibilità quando gli chiesi di farmi provare a giocare. Si mise a ridere - come soltanto il tuo maestro può permettersi di fare - mi disse: ma come fai tu con questo fisico “palestrato” e legato? Sei quadrato ….”
In verità Pupillo aveva ragione perché all’inizio Marco riusciva a malapena a mandare la palla oltre la rete ma i suoi inviti a lasciar perdere crearono invece l’effetto contrario e furono un grandissimo stimolo. Questa è una storia di tenacia, passione e dedizione. Questa è una storia italiana di Padel.
“Per me la sfida è tutto. Mi emoziona. Le parole di Alessandro furono una scossa micidiale, ancora lo ringrazio di avermi detto con crudezza quello che pensava, non tutti lo fanno. Ho ancora tanto da imparare ma devo ringraziarlo per il lavoro che ha fatto su di me. Io sono tenace”.
Qual è il piacere che si prova a colpire questa pallina…?
“Non lo so, ma mi diverte tanto. Mi scarico, mi piace il lavoro fisico, tecnico e mentale. Il Padel è tutto questo, insieme. Devi rimanere concentrato su tanti dettagli e se ti distrai la palla non va più dove vorresti. E’ una questione di testa. C’è stato un periodo in cui volevo smettere perché mi allenavo tanto ma non vedevo risultati. Ero demoralizzato ma proprio in quel momento Alessandro mi prese da parte e parlammo lungamente. Volevo smettere, ero arrivato a odiare il Padel. Avevo le lacrime agli occhi, mi ricordo quel momento se come fosse ieri. Alessandro mi disse semplicemente “se è vero che ti piacciono le sfide, questa è la tua”. Incredibile quanto certe persone possano essere convincenti. Quelle parole furono una vera scossa e mi hanno dato la determinazione per andare avanti. Questo sport non ti regala nulla, devi impegnarti con tutto te stesso. Probabilmente – anzi sicuramente - non arriverò mai ai vertici perché non ho le basi del tennis, anche ho visto molti ex-tennisti muoversi impacciati tra le pareti. Il mio rammarico è proprio questo. Mi piace pensare che con cinque anni di tennis giocato avrei reso più nobile il mio braccio”.
Come giudichi quelli che strillano sul campo?
“C’è maniera e maniera. Innanzi tutto in campo, ma ovunque, rispetto ed educazione. Non bisogna mai trascendere nell’offesa ma la goliardia è bella e simpatica (quasi sempre). Ironia e autoironia, non prendiamoci troppo sul serio. Non dimentichiamo però la componente fondamentale: l’agonismo. Io voglio vincere. Sempre, anche contro il mio migliore amico. Il rispetto per l’avversario si trasmette soltanto giocando al massimo, senza fare sconti.”
Quanto ti alleni?
“Vorrei di più ma l’attività professionale e la famiglia non lo consentono. Mi alleno tre anche quattro volte la settimana con partite, allenamenti fisici e lezioni. Per quanto riguarda la tecnica mi vedo una volta alla settimana con Alessandro Pupillo. In palestra invece vado tutti i giorni, mi segue il mio preparatore che ha stravolto tutto: routine, carichi e alimentazione. Fisicamente mi sono asciugato tantissimo. Confesso che in alcuni giorni a pranzo mi alleno in palestra e la sera gioco. Faccio la serie C con lo Juvenia, è un bel gruppo perché Alessandro Pupillo e il presidente Simone Ciccariello stanno lavorando bene”.
Sei stato ad allenarti in Spagna
“Ho iniziato la scorsa stagione a Barcellona con uno stage organizzato da Alessandro Pupillo tramite Andrea Balducci. C’erano anche Matteo Spizzica e Giordano Orecchio. Sono stato anche al Sanset di Madrid insieme a Francesco Corsi e Cristiano Aristotile. 5 ore al giorno di Padel molto intenso e passa la paura.”
Nel 2017 sei passato di due categorie…
“E’ stato bellissimo ed elettrizzante ma il rovescio della medaglia è stato terribile perché quando sali di categoria ti capita di giocare con gente più forte e non riesci più ad arrivare in finale…. Per continuare a vincere devi trovare un partner giusto e non è facile. Verso i neopromossi c’è sempre un po’ di diffidenza e devi conquistarti la fiducia degli altri. Io poi venivo dalla quarta categoria e non ero certo il più richiesto. Bisogna costruirsi una reputazione. La verità è che sono diventato 2.4 perché ho giocato qualche torneo con Alessandro Pupillo – subito dopo l’infortunio – e con Francesco Corsi.
Da imprenditore, cosa manca a questo nostro Padel per crescere?
“I giovani, bisogna puntare tanto su di loro. E’ quello che ho fatto nel mio lavoro quando insieme alla mia socia Laura abbiamo aperto un’agenzia a Ponte Milvio. Sui campi di Padel ne vedo pochi.”
Volevo smettere, ero arrivato a odiare il Padel. Avevo le lacrime agli occhi, mi ricordo quel momento se come fosse ieri. Alessandro mi disse semplicemente “se è vero che ti piacciono le sfide, questa è la tua”.
Mia figlia gira per casa con la racchetta in mano, ai tornei mia moglie si diverte sempre
Bisogna puntare sui giovani, solo sui giovani, ma ne vedo pochi sui campi.