Sportclub – 10 cose che non sai di Alberto Sordi

di Elena Oddino

 

E’ nel cuore di tutti gli italiani, un attore verace, generoso e romano al cento per cento che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo e che ancora viene ricordato con affetto. Alberto Sordi, “Albertone” per tutti, scomparso il 24 febbraio del 2003 resta una pietra miliare nel cinema, ma anche nella vita di ognuno di noi. Con i suoi difetti, le sue battute, l’ironia che sapeva volgere anche verso se stesso ha saputo rappresentare desideri, speranze e amarezze dell’ italiano medio, facendo della romanità la sua maschera. Il 15 giugno 2020 Sordi avrebbe compiuto un secolo, e Roma si prepara a festeggiarlo con la grande Mostra “Il Centenario – Alberto Sordi 1920-2020” che si terrà dal 7 marzo al 29 giugno nei locali della splendida Villa romana dell’attore nei pressi delle Terme di Caracalla, che verrà aperta al pubblico per la prima volta. Per raccontare non solo il Sordi pubblico, con i suoi 150 film ed i suoi personaggi specchio della società di un’epoca con le loro miserie e glorie, ma anche l’Albertone privato, attore, regista, sceneggiatore, compositore, cantante e doppiatore, ma anche benefattore, amante degli animali e delle belle donne, collezionista d’arte, fotografo e viaggiatore. Ma siete sicuri di conoscerlo bene? Ecco 10 cose che di Alberto Sordi forse non sapete.

1 – Da piccolo – era nato il 15 giugno del 1920 a Roma, in Via San Cosimato nel cuore di Trastevere, Albertone, sotto il segno dei Gemelli. La sua era una famiglia semplice. Il papà, Pietro Sordi, era direttore d’orchestra e concertista al teatro dell’Opera di Roma, e la mamma, Maria Righetti, insegnante. Per lei Alberto aveva una venerazione, fu la donna più importante nella sua vita che lui disse di considerare allo stesso livello della Madonna: senza peccato. Sordi aveva anche due sorelle, Savina e Aurelia, ed un fratello, Giuseppe, detto Pino.

2 - La scuola  -già durante le elementari Alberto girava l’Italia con la piccola compagnia del “Teatrino delle marionette”, e cantò da soprano nel coro della Cappella Sistina, finchè la sua voce si trasformò da “voce bianca” a “basso”, cosa che divenne poi una delle sue caratteristiche distintive più apprezzate. Nel 1931 frequentò l’Istituto d’Avviamento Commerciale “Giulio Romano” a Trastevere, ma nel ’36 abbandonò la scuola per iscriversi all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Accademia da cui sarà espulso per la sua forte inflessione romanesca. Ma questo insuccesso lo spingerà a fare del suo “difetto” un punto di forza e l’origine della sua grande comicità. 

3 – Gli inizi – Nel 1937  Sordi grazie alla vittoria del concorso della Metro Goldwyn Mayer come doppiatore di Oliver Hardy, ottiene il suo primo lavoro nell’avanspettacolo. Dopo il debutto come imitatore di Stanlio e Ollio al Teatro Augustus di Genova, entrerà nella compagnia Aldo Fabrizi e lavorerà nel teatro di rivista, ma è il doppiaggio a offrirgli molto lavoro. Dà la voce non solo ad Oliver Hardy ma anche a celebri attori americani come Robert Mitchum e Anthony Quinn) e nel 1948 iniziano anche i successi alla radio con la trasmissione “Vi parla Alberto Sordi” dove inventa famosi personaggi come  “Mario Pio”, e “Il compagnuccio della parrocchietta”, e lancia la moda delle canzonette, da “Nonnetta” a “Il carcerato” e “Il milionario” da lui scritte e cantate. Finchè nel ’53 decolla la sua carriera al cinema, conquista la critica con “I vitelloni” di Federico Fellini e con “Un giorno in pretura” di Steno, e in un solo anno escono ben 13 suoi film, fra cui “Il seduttore” di Franco Rossi, “Il matrimonio” di Antonio Petrucci e “Un americano a Roma” di Steno. Da allora Sordi non si è più fermato lavorando in oltre 150 film con i più grandi registi.

4 - Le donne – Alberto ha vissuto sempre con le sorelle Aurelia e Savina, non si è mai sposato, ma aveva fama di vero sciupafemmine. Famosa la sua risposta a chi gli chiedeva perché non prendesse moglie. “E che mi metto un’estranea in casa?”, diceva. Solo una volta andò vicino al  “sì” con Uta Franzmeyer, una signora austriaca. Avevano anche deciso la data, ma preso dal panico, l’attore poco tempo prima mandò il suo segretario a riferire alla famiglia della futura sposa che « nutriamo per la vostra gentile figliola una cordiale amicizia, ma non abbiamo mai preso in esame l’ eventualità di assumere un ruolo più impegnativo. Del resto siamo troppo oberati di lavoro per sposare vostra figlia». Non andò meglio con Andreina Pagnani, a cui Sordi fu legato 9 anni. Una volta confessò ad Oriana Fallaci in una intervista:

”Vede, tutti me vogliono morto, voglio dire coniugato. Ma anzitutto io mi son sempre governato da solo, ho le mie abitudini: come giocare a carte con gli amici fidati che, son sicuro, non barano. Poi c’ ho le sorelle che mi stirano le camicie, cucinano bene e sostituiscono perfettamente la moglie che magari non sa stirare e pretende la cuoca. Poi queste donne d’ oggi, così ardimentose, mi terrorizzano!”

Tra gli amori attribuiti all’attore figurano Shirley MacLaine, la principessa Soraya, Silvana Mangano. Disse Sordi: “Ho fatto tante volte il marito nei film, e quando entro nel personaggio soffro, gioisco, litigo, manifesto amore, do pure le botte. Tante emozioni che durano due o tre mesi,  il tempo della realizzazione del film. È come se avessi vissuto una vita coniugale. Con la soddisfazione che poi, spogliandomi dall’abito del marito, dicevo: ‘Meno male che è stato un film, pensa un po’ se fosse stato vero”. 

5 - Avarizia – Aveva fama di essere avaro Sordi, e forse spesso giocava anche su questa sua ormai diffusa caratteristica. Ma nel privato invece Alberto era un grande benefattore, faceva molta beneficenza ma non voleva si sapesse. Come quando nel 1992 vendette dei terreni che possedeva a Trigoria perché vi fosse realizzato un policlinico universitario, l’attuale Campus Bio-Medico di Roma e regalò altri otto ettari attigui a quelli perché fosse realizzata un centro che si occupasse «degli anziani fragili». L’avaro al cinema in segreto pensava ai più deboli. 

 

6 - La morte - Nel 2001 Alberto Sordi scopre di essere affetto da un tumore ai polmoni. La sua battaglia dura due anni e nel 2003, il grande attore muore. Al suo funerale, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, partecipano quasi 500.000 persone.

7 - La villa – la comprò nel 1958 e visse qui fino alla sua morte con le sorelle. La splendida casa di 650 mq di piazzale Numa Pompilio, appartenuta a Dino Grandi, storico gerarca fascista, fu acquistata dall’attore per una cifra astronomica, per l’epoca: 80 milioni di lire. Nel giardino della villa sono seppelliti i 18 cani che Sordi ha avuto e sopra ogni sepoltura c’è una pianta di rose. Alberto amava gli animali quanto amava gli esseri umani.

8 – Le frasi celebri -  Sordi aveva un repertorio di frasi uniche coniate nei suoi film che ancora vengono ricordate e utilizzate dal suo pubblico. Come “Bboni, state bboni”, da “La grande guerra”, o “Macaroni … m'hai provocato e io te distruggo, maccaroni! I me te magno!”, da “Un americano a Roma”, o “Mi dispiace. Ma io so io e voi non siete un cazzo”, da “Il Marchese del Grillo”, fino a "Magna le cocce de le noci, brutta bertuccia, magna er pappone" da “Arrivano i dollari”.

9 - I riti rigidissimi - La pennichella era intoccabile. In silenzio e al buio assoluto. “La pennica è sacra”, disse lui stesso. “Un'ora e mezza a letto ogni giorno dopo pranzo. Sto disteso e godo nel sentire i clacson in lontananza. Quelli della gente che sta in macchina, in coda, suda, si affanna. Io ridacchio fra me e me e penso: ma 'ndo annate?”. Cosi come lo sporet andava bandito. Diceva Sordi: “La ginnastica, il footing e le attività del genere sono in gran parte masochistiche, punitive della nostra istintiva passione per la spaparanzata”.

10 - L’eredità – E’ stata Aurelia Sordi, la sorella più famosa di Albertone, quella che con lui passò gran parte della vita, ad ereditare l’enorme patrimonio di famiglia. Una fortuna che è stata però oggetto di un lungo processo, promosso da 37 nipoti e pronipoti di Sordi esclusi dall’asse ereditario, che ha visto imputati anche il notaio e l’autista dell’attore. Si sospettò infatti che la donna fosse stata rigirata da questi per un ammontare di oltre 2,5milioni di euro, pari al 15-20% dell’ intera eredità, e per questo fu anche impugnato il testamento in cui Aurelia, morta nel 2014 a 97 anni, lasciava tutto il suo patrimonio alla Fondazione Museo Alberto Sordi. Gli imputati però furono tutti assolti perché “il fatto non sussiste”.