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Simona Rolandi

Dal microfono giallo e blu…
…alla conduzione dello storico programma Dribbling in onda su Rai Due. Piccolissima, se ne andava in giro ad intervistare per gioco le persone e da allora di strada ne ha fatta molta. Ama il calcio ma un posto nel suo cuore è riservato alla pallavolo

di Valeria Barbarossa

Bellissima ragazza, dolce e sorridente. Una giornalista sportiva che ama stare sul luogo dell’evento per raccontare e veicolare le tante storie che vivono dentro allo sport.

La passione per il giornalismo sportivo com’è nata?
Da quando ero piccola. Andavo in giro per gioco con un microfono giallo e blu in mano ad intervistare le persone. Lo sport, poi, l’ho sempre amato.
Infatti sei una ex giocatrice di pallavolo…
Sì ho giocato fino alla serie C1. Ho iniziato a nove anni guardando Mimì e per imitarla mi mettevo i pesi alle caviglie, le catene alle braccia… no scherzo… però sì, il mio mito era lei! Ho giocato fino a 22 anni nel ruolo di opposto. L’altezza però non era sufficiente e all’epoca non esisteva ancora il ruolo del libero altrimenti magari avrei avuto una chance in più!
Che cosa ti piace della pallavolo?
È uno sport che semplicemente mi porto nel cuore. Quando nel lavoro mi capita il grande evento di volley, come gli ultimi mondiali femminili, mi “presto” molto volentieri a seguirlo.
Mondo diverso rispetto a quello del calcio?
Sì completamente. Girano interessi diversi. Anche a livello di contatti con la stampa i giocatori di calcio hanno vincoli molto più severi, difficilmente parlano se non hanno un’autorizzazione dall’ufficio stampa.
Nel 2010 eri a Notti Mondiali con Jacopo Volpi. Che cosa è mancato all’Italia in quel mondiale?
Tutto. La spedizione in Sudafrica è stata molto deludente. Volevamo raccontare le gesta dell’Italia ma purtroppo è uscita subito ed è stato molto difficile portare avanti la trasmissione per diciotto giorni senza la nostra nazionale. Forse si è puntato su giocatori che nel 2006 erano stati delle colonne ma che, inevitabilmente, dopo quattro anni non erano nella stessa forma fisica. E poi molte disattenzioni e molte distrazioni. È andata così.
Le cose stanno migliorando?
Sì. C’è un allenatore nuovo, un’atmosfera nuova, mi sembra una nazionale abbastanza blindata. L’ossatura si sia creata e infatti il primo obiettivo, la qualificazione agli Europei, è stato centrato, quindi sono ottimista.
L’aspetto più bello del tuo lavoro?
È dinamico. Non c’è mai monotonia. Mi piace poi l’imprevisto, l’accaduto che ti stravolge il lavoro programmato e che ti fa cambiare all’ultimo tutta la trasmissione. E poi viaggiare, seguire gli eventi sul posto, raccontare tante vicende che riguardano gli atleti. Non mi piace l’apparire ma adoro essere un veicolo per far arrivare ai telespettatori le tante storie sportive.
L’aspetto che ti piace meno?
Ti toglie tanto a livello di vita privata. Ad esempio al matrimonio di mia sorella non c’ero o quando mio nonno è stato male avevo il terrore di non arrivare in tempo per rivederlo vivo. Quando sei più giovane, poi, stare tanto tempo fuori ti pesa meno, ora è tutto un po’ più faticoso.
Con chi ti è piaciuto lavorare di più?
Tutte le persone con cui ho lavorato mi hanno dato e insegnato qualcosa. Se facessi un nome in particolare farei un torto a tanti.
Che cosa pensi della candidatura di Roma alle Olimpiadi?
È una grande occasione per non solo per la città ma per il paese intero. Da giornalista ho seguito le Olimpiadi a Pechino, a Londra… l’atmosfera che si respira è magica e speciale e il pensiero di poterla vivere a casa nostra sarebbe bellissimo. Poi certo, al momento le strutture e i trasporti sono carenti.
Una previsione per gli Europei 2016?
Non lo so. Certo che la qualificazione del Belgio, dell’Albania e dell’Islanda che ha fatto fuori l’Olanda già sono degli elementi sorpresa! Per il resto aspettiamo ma sicuramente l’Italia dirà la sua.
Che cosa pensi della questione Rossi-Marquez?
Non è piaciuto a nessuno, ovvio. Un mondiale così bello meritava un epilogo diverso. Valentino è caduto purtroppo nella provocazione ma rimane sempre un grande campione.