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Jimmy Ghione

Una striscia di milleduecento… servizi!
Il noto inviato di Striscia la Notizia aveva un’aspirazione: diventare attore. In un certo senso il suo sogno si è avverato, solo che il suo palcoscenico è la strada

di Valeria Barbarossa

Grande sportivo e amante di uno stile di vita sana che trasmette anche ai suoi figli. Ha trascorso molto tempo negli Stati Uniti studiando recitazione, ha interpretato diversi ruoli a teatro e al cinema ma la vera svolta è arrivata nel 1998…

Com’è iniziata la tua carriera artistica?
Ho vissuto in America per quattro anni, avevo velleità artistiche per cui ho studiato lì. Evidentemente non ero destinato al mestiere di attore, mi sentivo più Rin Tin Tin che Robert De Niro! Ora comunque è come se facessi teatro ogni giorno, solo che il mio teatro è la strada.
Come sei arrivato a Striscia?
Giocavo nella nazionale Calcio e Tv, ho conosciuto Lorenzo Beccati, voce del Gabibbo e autore storico di Striscia che segue Ricci dai tempi di Drive In. Mi ha fatto provare e ormai sono diciotto anni che lavoro con loro.
Il tuo primo servizio?
Fu sull’antidoping a Roma. Mi sono sentito come catapultato a giocare una finale di Champions League. Abbiamo aperto un filone importante.
Il servizio che ti ha colpito di più?
Ne abbiamo fatti tanti, parliamo di circa 1.200 servizi, ma forse quello di cui si è parlato di più è stato lo scandalo Vanna Marchi.
Il servizio che invece ti ha reso più orgoglioso?
La vicenda dell’uranio impoverito. Centinaia di italiani sono morti perché andavano a bonificare le aree nei Balcani. Ho intervistato tanti soldati che purtroppo non ci sono più. Ricordo le facce sofferenti di questi ragazzi malati di leucemia e lo strazio delle loro famiglie. Probabilmente non andavano con le dovute precauzioni e per questo tanti si sono ammalati. Sono davvero legato a questo servizio anche perché siamo stati i primi a parlarne nel mondo.
Striscia è un programma di satira irriverente finalizzata a denunciare delle situazioni evidentemente malfunzionanti, non si rischia di abituarsi a vedere ciò che non va?
È vero, ma abbiamo una speranza. Ciò che ci contraddistingue è il famoso “nodo al fazzoletto”. Abbiamo la possibilità di poter tornare e verificare che le promesse vengano mantenute. Tante volte, parlando ad esempio di un Direttore Sanitario che si prende l’impegno di sistemare una cosa mettendoci la faccia davanti alle telecamere, una possibilità che ciò avvenga, c’è. Fare una promessa davanti a milioni di italiani è diverso che farla al tuo superiore. Comunque la nostra peculiarità è segnalare le cose che non vanno per fare in modo che qualcosa cambi. Non a caso la gente ormai minaccia di chiamare Striscia anziché le Istituzioni. Poi certo, è scandaloso che ci debba pensare una trasmissione televisiva e non lo Stato. Come è scandaloso che noi della Nazionale Calciatori andiamo in giro per l’Italia a raccogliere soldi per comprare ambulanze, macchinari per gli ospedali… paghiamo le tasse dovrebbe pensarci lo Stato ma evidentemente non è così.
Se fossi un inviato di Sport Club che cosa evidenzieresti?
Che ci sono molti circoli sportivi privati ma mancano le aree verdi pubbliche organizzate per consentire a chiunque, gratuitamente, di praticare sport come il tennis, il calcio, il bodybuilding. L’America è piena di queste aree. Mi piacerebbe che le zone comuni fossero attrezzate. Probabilmente non ci sono soldi o forse vengono spesi per altro. Gli italiani sono sportivi, meriterebbero strutture ed impianti adeguati.
Che cosa pensi della candidatura di Roma 2024?
Si potrebbe cogliere l’occasione ma non so se siamo pronti. Sarebbe un’opportunità per far ripartire la macchina sportiva ma ho qualche dubbio al riguardo. Una candidatura andrebbe presentata nel momento in cui hai le motivazioni, che ci sono, ma soprattutto le strutture. Dire “lo faremo” temo non sia sufficiente. Poi come popolo certo che siamo pronti, sarebbe un onore soprattutto per tutti coloro che amano lo sport. Da torinese, ho vissuto il periodo delle Olimpiadi invernali: è stato fatto tanto di bello ma anche lì se vai a vedere ad esempio la pista di bob, verte in uno stato di abbandono… dopo che sono stati spesi tanti soldi.
Che sport pratichi?
Praticamente tutti! Calcio, tennis e poi corro in macchina: sono campione italiano della Green Hybrid Cup. Ho corso una settimana fa con la Seat Leon e ho vinto il campionato italiano Energie Alternative dove si corre con macchine a gas o elettriche. Poi in inverno scio, in estate pratico surf, mangio bene e non fumo.
A proposito di corsa, il 25 ottobre durante la gara di moto GP in Malesia c’è stato un “duello” tra Valentino Rossi e Marquez che ha poi visto penalizzare il pilota italiano di tre punti sulla classifica con partenza all’ultimo posto a Valencia. Come giudichi il fatto?
Purtroppo l’ho paragonato un po’ al gesto di Zidane ai mondiali. Rossi è caduto nella provocazione. Poi certo siamo tutti valentiniani e cerchiamo di trovare una scusa ma, onestamente, ha fatto un gesto che ha macchiato un po’ la sua immagine. È un peccato davvero ma non dobbiamo mai dimenticarci chi è Valentino Rossi, un campione indiscutibile.
Da bambino che sport praticavi?
Tutti. Ho lo sport nel sangue e lo metto a livello del mangiare e del dormire. E lo trasmetto anche ai miei due figli di dieci e di cinque anni: entrambi giocano a calcio, a tennis, sciano, nuotano. Per me fa parte della cultura insegnare loro ad amare lo sport e non solo per una questione fisica: ti insegna ad essere corretto nella vita, a perdere, a migliorare e a combattere.
Che altro ti piacerebbe fare nella vita che ancora non hai fatto?
Penso che stare nel centro della bilancia sia la miglior cosa. Sono contento di ciò che ho, credo che la normalità sia un grande privilegio. Uno si prefigge degli scopi, è giusto volerli raggiungere (ma mai con delle scorciatoie) e migliorarsi, ma il mio obiettivo primario è dare un’educazione ai miei figli e far sì che crescano con dei valori. Il resto è tutto aleatorio. La serenità è un lusso.