Sofia Goggia

Voglio vincere le olimpiadi!

di Giuliano Giulianini

Carattere d'acciaio, idee chiare, obiettivi ambiziosi. La prima campionessa olimpica italiana di discesa libera non dorme sugli allori. Ferma per un infortunio, riprenderà le gare a gennaio per vincere la Coppa del Mondo 2019 e, più in là, aggiungere altri allori olimpici alla sua e alla nostra storia.
Le ha già vinte le olimpiadi, da neanche un anno. Prima italiana medaglia d'oro in discesa libera. Qualcosa che è già nei libri di storia dello sport nazionale. Eppure Sofia Goggia, ventisei anni appena compiuti, non lascia dubbi sul fatto che il trionfo coreano del gennaio scorso non sia un traguardo, ma un altro cancelletto di partenza. La stagione mondiale è appena iniziata ma non per lei, infortunata al malleolo. Tornerà in pista a gennaio, con qualche gara da recuperare sulle avversarie. Ma se queste leggessero l'ultima risposta a questa intervista non potrebbero stare troppo tranquille. Sofia pensa e parla forse perfino meglio di come scia: decisa, lungimirante, matura e convinta delle sue potenzialità e del suo ruolo nello sport italiano. Insomma, nonostante l'oro olimpico e la coppa del mondo di discesa conquistati nel 2018, dopo una prima parte di carriera ad alti livelli ma non carica di allori, l'impressione che lasciano le sue parole è che il bello debba ancora venire.

Ho letto il suo post di Instagram dopo la medaglia d'oro in discesa, una bella frase: “Io non sono gigante... io sono libera” (il riferimento è alla gara olimpica del super gigante di qualche giorno prima, dove non era stata protagonista come sperava). L'ha scoperto in quel momento di essere più discesista o da sempre si sentiva così? Una sciatrice del suo livello e suo talento, è votata in partenza per una specialità oppure tutto viene con l'allenamento e le gare?
Penso che una persona, un atleta, si senta incline ad aver migliori chance in alcune discipline rispetto ad altre. Ci sono sciatori più tecnici ed altri che hanno dentro più la velocità. Il fatto di aver detto "io non sono gigante, sono libera" è, sì, riferito alla disciplina, ma anche a una condizione dello spirito.
La medaglia che ha vinto è anche un bell'oggetto: riproduce la neve con la traccia dello sci. Ogni pista è diversa, anche nell'ambito della stesse specialità come la discesa libera. Lei preferisce quelle più lente, più tecniche, o quelli più veloci?
Sinceramente a me piacciono tutte le discese libere. Si cerca sempre di esprimersi al meglio in ognuna. Non ho preferenze. Mi piacciono le piste "complete": che abbiano una propria completezza.
Quindi un equilibrio tra tecnica e velocità?
Si, esatto.
Le ho sentito dire che non crede alla fortuna. Però anche lei ha dei rituali, e c'è il famoso episodio del tappo di lambrusco (tenuto da parte dopo una gara vinta, per la “profezia” che alle olimpiadi si sarebbe brindato a champagne, come poi è avvenuto).
Quello non è un rituale. Ognuno crea la propria fortuna. Non c'è il destino, ma ci sono delle leggi che regolano l'universo che sono ancora sconosciute a noi uomini.
Da pochi giorni è ufficiale la candidatura italiana alle olimpiadi 2026, lei avrà trentaquattro anni...
Trentatré, sono nata a fine anno. Cercherò di esserci e di farle, magari... non solo di partecipare.
È importante che siano olimpiadi “di casa”? Nello sci alpino lei e un'atleta austriaca, francese o svizzera, a volte siete separate solo dal versante di una montagna. Il “fattore casa” conta nello sci alpino tanto quanto nel calcio o nel tennis?
No. Penso che da un lato possa essere più emozionante, dall'altro si ha molta più pressione addosso. Per esempio è bello quando scio in America o in Corea, lontano da tutti e dallo stress europeo. Alla fine, comunque, alle olimpiadi c'è un po' di "protezionismo" per gli atleti, perché sono chiusi nel villaggio olimpico.
Che ne pensa dello sci estivo e urbano, quello cioè senza neve, fatto su superfici sintetiche? Lo ha mai provato?
Non l'ho mai provato. A me piace sciare d'inverno. Abolirei quasi lo sci estivo sui ghiacciai e andrei a sciare solo in condizioni invernali.
Negli scorsi due anni, che le hanno dato notorietà, lei ha parlato spesso di questo “vortice” della ribalta che prende gli sportivi, e tra questi, ovviamente, anche le donne. Ha visto le storie di campionesse come la Vezzali, la Pellegrini, Fiona May, la Cagnotto, Bebe Vio, per citarne alcune. Lei adesso è su quella strada: è una campionessa olimpica nella storia dello sport italiano. Che cosa vorrebbe che capitasse anche lei di quanto successo a loro, e che cosa invece vorrebbe evitare?
Sinceramente non so che cosa è capitato o non capitato a loro. Io vorrei sempre essere me stessa e gestire tutto al meglio, riuscendo a trovare l'equilibrio. Il successo e la sconfitta sono due poli molto opposti. Sono due picchi, in confronto alla "mediocrità". Se vinci, "vinci": in cima al podio c'è solo una persona. Il podio è l'ultima punta di un triangolo. La vittoria è il punto dove si incrociano i due segmenti. Quindi io vorrei, nonostante il picco, riuscire a mantenere l'equilibrio.
Nello sport femminile ci sono rivendicazioni di parità. Per esempio la chiedono le calciatrici. Penso anche al diritto della maternità che diverse atlete hanno poso come problema. Nel circo bianco vi sentite alla pari degli uomini come popolarità, compensi e possibilità di farvi una famiglia?
Chiaramente, finché sei un'atleta, l'idea di fare famiglia non può coincidere: con una gravidanza non potresti. I compensi non sono ancora del tutto uguali a quelli degli uomini però, secondo me, le cose si stanno equilibrando abbastanza; anche se un uomo avrà molto più potere economico, in una sponsorizzazione.
La Gazzetta sta facendo eleggere l'atleta donna dell'anno. Nel 2017 è stata lei e quest'anno è in competizione con la pallavolista Egonu, e la nuotatrice romana Quadarella. Le ha conosciute?
Nessuna delle due. La pallavolista è un fenomeno, tutti lo sanno. Simona (Quadarella, nda) a me sinceramente piace molto perché mi sembra una ragazza molto semplice e genuina. Non le ho mai parlato, non l'ho conosciuta, ma penso che sia una ragazza autentica. Questa è l'immagine che mi sono fatta di lei.
Per finire le faccio una domanda che lei ha criticato in passato, ma che un giornalista non può evitare: facciamo parte del gioco, come le curve della pista. Che cosa vuole vincere quest'anno, quando tornerà alle gare? E poi, soprattutto, nel futuro della sua carriera a che cosa punta? Quali sono i suoi obiettivi?
Lo dico forte e chiaro: quando un atleta si infortuna si chiede sempre che cosa vuole. Io adesso voglio tornare sugli sci e e sciare per me stessa. Sciare e trovare di nuovo quella passione che sempre mi ha spinta. E sarà così, ne sono totalmente convinta. Penso di poter torna da questo infortunio ancora più forte, con ancora più nozioni, con una crescita ancora maggiore. Chiaramente quest'anno vorrei vincere i mondiali, poi dipende tutto dal tempo di guarigione dell'osso. Però ciò che potrei dirle è che io, Sofia Goggia, voglio vincere le olimpiadi. So che sembra una stupidata, ma io, nella mia vita, voglio vincere le olimpiadi. Punto.