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Un attore con la cintura nera - Giorgio Pasotti

Lo sport mi ha insegnato ad essere migliore

di Marco Oddino

 

Giorgio Pasotti racconta in esclusiva a Sport Club, i suoi successi nelle Arti Marziali e nel mondo dello spettacolo.


Da ragazzo sei rimasto conquistato dalle Arti Marziali cinesi, con cui hai ottenuto titoli italiani ed europei. Quanto è stato importante questo sport nella tua vita e per il tuo lavoro?

Come  tanti bambini sono stato portato da mio padre a 5 anni in una  palestra di karate, molti ragazzi smettevano altri continuavano, io tra alti e bassi non ho mai abbandonato. Le arti marziali mi hanno dato tanto, anzi tantissimo. La gioia di salire sul gradino più alto del podio e sentire l’inno nazionale è un’emozione che auguro a chiunque di provare non c’è emozione più grande. Ancora oggi della pagina agonistica che ho scritto nella mia vita mi porto dietro una mentalità sportiva che applico anche e soprattutto nel mio lavoro. Studio, mi aggiorno con l’idea che si può sempre migliorare... come nello sport.


Oltre lo Wushu, hai praticato altri sport e a che livello durante la tua carriera?

Nel corso della mia vita ho praticato tanti altri sport anche a livello agonistico. Lo sci, tuffi e il calcio. Ma se lo sci ha avuto qualche anno di gare gli altri sport li ho abbandonati a favore delle arti marziali. Oggi pratico pugilato, ormai da 25 anni, più o meno da quando mi sono trasferito a Roma. E gioco a calcio nella nazionale attori di cui sono capitano, non per meriti calcistici ovviamente ma sono uno dei pochi che corre...))

Interpretare il ruolo del maestro di sci di Papa Giovanni Paolo II, è stato facile?

Interpretare Lino Zani nella fiction sull’amicizia con Papa Wojtyla e’ stato molto difficile perché interamente girato in inglese e accanto a uno degli attori più bravi con cui abbia mai lavorato, il russo Aleksej Guskov. Pagine e pagine di dialoghi sul senso della vita, seduti su una pietra a duemila metri di altezza con accanto un professionista esigente, profondo, molto attento. Ancora ringrazio il regista Andrea Porporati per questa meravigliosa esperienza.

Abbiamo visto girare tante foto del tuo tifo sfrenato al Sei Nazioni. Ti manca andare all'Olimpico?

Mi manca tanto lo sport in generale, così come i concerti, il cinema e molto il teatro. Luoghi di esperienze uniche e irripetibili che purtroppo la tv non riesce a rimpiazzare. Speriamo si possa tornare presto a tifare dal vivo. Sembriamo ormai tutti rassegnati a vivere in questo modo, quasi avessimo perso la speranza. C’è bisogno di normalità, per noi, i nostri figli, per tutti. 

Bergamasco di nascita. Tifoso della Lazio. Come sei diventato biancoceleste? 

Dunque approfitto per chiarire una volta ancora la vicenda del tifo laziale: sono interista per via del nonno, simpatizzante atalantino per via della mia città in cui sono nato. Ricordo mio nonno, operaio della Dalmine, che la domenica si chiudeva in cucina a sentire le partite al Meazza. Il disguido nasce dai tempi in cui si giocava il derby del cuore, nel quale mi mettevano sempre tra le file della Lazio perché nella squadra della Roma non c’era posto. Negli anni in cui ho giocato vincemmo tre derby contro uno finito in pareggio. Ricordo un cross di Bobo Vieri dove segnai di testa (unico nella mia vita) esultai come avessi vinto la Champion, da lì sono diventato laziale per i tifosi romani....))

E se dovessi rispecchiarti in un grande sportivo. Con chi ti identificheresti? 

Le grandi imprese sportive con i suoi protagonisti sono ancora i momenti in cui mi commuovo, conosco la gioia di quando magicamente tutti gli sforzi fatti durante gli allenamenti scompaiono lasciando spazio alla felicità. Sono cresciuto con il mito di Tomba nello sci, correvo a casa per seguire le sue gare, gli incontri di Marvin Hagler e Leonard nel pugilato, Magic Johnson. Ho pianto quando Jury Chechi vinse l’oro agli anelli... ma se oggi dovessi interpretare uno sportivo di cui ammiro la vita nella sua interezza, dentro e fuori lo sport direi Alex  Zanardi.

Da questo terribile periodo della Pandemia, ti manca più il cinema o il teatro?

Mi mancano entrambi molto, nonostante ho scoperto il meraviglioso mondo delle serie Tv causa pandemia, sono cresciuto nei cinema e quel luogo rimane per me magico, carico di fascino. Il teatro invece rimane insostituibile, non ci sarà mai televisione che tenga, lo spettacolo dal vivo è un momento unico e irripetibile nel quale gli attori scambiano con il pubblico emozioni continue, sempre diverse ogni sera. Il teatro e’ un luogo magico che il grande pubblico riscoprirà in futuro, ne sono certo.


Quali sono i tuoi prossimi programmi?

A gennaio uscirà un serie Tv su rai1 dal titolo “Mina Settembre” dopodiché inizierò a girare un’altra serie Tv. Sempre quest’anno spero che finalmente potrò girare il mio terzo film da regista e infine sono stato nominato Direttore artistico del teatro stabile d’Abruzzo, compito molto complesso in un momento difficile come questo. Nei prossimi tre anni sarò impegnato in questa delicata fase di ricostruzione, ne sono onorato da un lato anche se la responsabilità è tantissima.

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