Sport

PALLACANESTRO/RUGBY

Mauro Bergamasco

L'hanno tirato su per aria come fanno gli studenti alla laurea, le giovani marmotte e i boy scout. Compagni di rugby. Mauro Bergamasco, 36 anni, i suoi cinque mondiali record e l'addio al rugby giocato. Grazie per quello che hai fatto.
Questa è l'atmosfera che si respira nel mondo ovale. Superprofessionisti, dilettanti, giovani o vecchi sono tutti animati dallo spesso spirito. Goliardici, scanzonati, senza vergogna ma temprati dal coraggio di mettere la faccia dove gli altri non metterebbero neanche un piede.
Finisce con questa bella immagine il mondiale numero otto dell'Italia ma c'è poco da festeggiare. C'è delusione per il fallimento degli azzurri che ancora una volta non sono riusciti ad approdare ai quarti di finale. Avrebbero dovuto battere la Francia o l'Irlanda ma non c'è stato nulla da fare. Nella partita d'esordio con i francesi venti punti di differenza hanno spento le ambizioni azzurre ricollocandoci al nostro posto - zitti e a casa. Qualcuno sperava in un remake delle due vittorie consecutive nel Sei Nazioni ma la coppa del mondo è ben altra cosa. Insegna tante cose lo sport ma per capirle bisogna stare con i piedi per terra. Altrimenti si finisce come il ct Jacques Brunel che non ha voluto concedere a Mauro Bergamasco una doverosa passerella finale. Un posto in panchina e poi un'entrata in campo nel finale della partita con la Romania come si fa in queste occasioni. Invece è finito in tribuna senza nessuna spiegazione. Il capitano Sergio Parisse ha commentato che i giocatori devono accettare le decisioni del tecnico. Giusto ma ci pensate se Francesco Totti, o se volete Maldini, annuncia che in un preciso giorno giocherà la sua ultima partita e il suo allenatore neanche lo convoca?
Brunel ha motivato la scelta con una frase che non concede interpretazioni e racconta meglio di qualunque gossip il clima all'interno dello spogliatoio azzurro. "con la Romania - ha detto il ct - voglio vincere quindi ho fatto le mie scelte". Si rischia di offendere, di fare male. Bergamasco nella sua carriera ha subito tanti placcaggi, scarpate in testa e altre umiliazioni, ma in campo. Questa scelta di Brunel è un’offesa alla maglia azzurra.
Cinque mondiali disputati, Mauro Bergamasco è un monumento del rugby italiano e mondiale - come l'ha definito Massimo Giovanelli che sul rugby può parlare più di chiunque altro. E’ il capitano che trascinò l'Italia nel 6 nazioni vincendo contro la Francia a Grenoble nel 1997 quando un giovanissimo Bergamasco era a bordo campo con gli altri giocatori, e non in tribuna con la faccia da funerale.
Dunque Brunel ha visto materializzarsi lo spettro e la paura di una sconfitta ed è corso ai ripari. Già proprio la paura, quella che ha fatto sempre piccola l'Italia del rugby. La paura di perdere. La paura di sbagliare un calcio decisivo come accadde a Bortolussi nel 2007 in Coppa del Mondo nella partita spareggio con la Scozia per una storica qualificazione ai quarti di finale. Il calcio da 40 metri finì a lato della porta.
Giovanelli racconta e ringrazia Mauro Bergamasco con passione: "Ho avuto l'onore, da capitano, di essere attorniato da giocatori straordinari. Uomini veri tra i quali Mauro Bergamasco ha sempre brillato di luce propria, come solo i grandi campioni dello sport sanno fare. Grazie Mauro per quello che hai dato al rugby italiano".
Adesso la federazione e il suo presidente dovranno fare i conti con una nuova dimensione. Una nuova epoca. Tutta da scrivere. Non c'è più Bergamasco, il giocatore che ha comunicato più di tutti il verbo ovale. Il rugby italiano ha bisogno di questi comunicatori. Bergamasco è stato giocatore e personaggio mediatico. I giovani talenti italiani ci sono ma la gente non li conosce. Inoltre non sanno dove crescere perchè i club italiani a livello internazionale (benetton e zebre) perdono sempre. La strada da percorrere è sempre la stessa: emigrare in Francia come fecero i fratelli Bergamasco.


 

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LA VIRTUS RIPARTE, ED E' SEMPRE PIU'... ROMA

Il 2015 sarà un anno difficile da dimenticare per chi tifa Virtus Roma: dopo 35 anni nella massima serie la squadra capitolina è scesa in Serie A2 per programmare un futuro sostenibile e ripartire con basi più solide. E' stata una scelta difficile quella del presidente Claudio Toti, ma anche l'unica realmente possibile per salvare la più importante realtà del basket romano con un programma di rinnovamento molto interessante, che pone la Città al centro del nuovo progetto. Il cammino che la Virtus dovrà compiere non sarà semplice: la Serie A2 è un pianeta nuovo e tutto da scoprire, Roma dovrà coniugare l’aspetto gestionale alle aspettative di una piazza tradizionalmente esigente. Per ripartire la società ha scelto come Direttore Operativo il romano Francesco Carotti, già Team Manager e Responsabile Marketing e Comunicazione del club, coadiuvato nella gestione dal Direttore Area Organizzativa e Marketing Emanuele Sica. La parte tecnica è stata invece affidata al consulente sportivo Simone Giofrè, dirigente che ha maturato una grande esperienza in squadre prestigiose come Cantù e Varese. Nonostante il poco tempo avuto a disposizione, la società è riuscita a lavorare in modo proficuo su due fronti, da una parte costruendo una squadra dalla fisionomia ben definita e dall'altra gettando le basi per una struttura giovanile solida con una serie di iniziative.

LA SQUADRA La prima pietra di questa nuova Virtus è “made in Roma” e porta il nome di Giuliano Maresca. A 34 anni l’esterno capitolino è riuscito a coronare il sogno di una vita, accettando a scatola chiusa la proposta della Virtus e diventandone il capitano. Attorno a lui è stato costruito un gruppo "operaio" che coniuga esperienza ed energia, pronto ad affrontare una stagione che si preannuncia complicata, ma che fin dal primo giorno di preparazione è apparso molto compatto. 
Il volante della squadra è stato affidato a Guido Meini, playmaker che conosce alla perfezione le insidie del campionato e che in passato ha conquistato due promozioni con Venezia e Pistoia. Al suo fianco si muoverà Alan Voskuil, guardia di passaporto danese e tiratore mortifero, che dopo due anni a Biella cerca a Roma la definitiva consacrazione. Detto di Maresca, a completare il quintetto sono Jamal Olasewere, ala con tanti punti nelle mani e fresco vincitore del titolo continentale africano con la Nigeria, e il veterano Craig Callahan, che insieme vanno a comporre una coppia di lunghi dal potenziale interessante.
Dalla panchina molte aspettative sono rivolte al giovane Gabriele Benetti, un talento fisico notevole che ha disputato una preseason molto positiva nonostante un antipatico infortunio al collo. Tanta energia arriverà dagli esterni Riccardo Casagrande, Simone Bonfiglio e dal centro Davide Zambon, chiamati a dimostrare di valere la "grande occasione" virtussina come anche Ennio Leonzio, giovane guardia con un passato nelle giovanili nella Stella Azzurra.
A dirigere le operazioni dalla panchina sarà Guido Saibene, già visto a Roma nelle vesti di assistente di Piero Bucchi, Svetislav Pesic e Jasmir Repesa. Il coach è chiamato a raccogliere una nuova e stimolante sfida guidando una formazione che, pur non puntando alla promozione, vuole riportare entusiasmo tra i propri tifosi.
I GIOVANI Parallelamente all'allestimento della prima squadra, il lavoro della società procede spedito anche per quando riguarda il settore giovanile, che per i prossimi tre anni sarà gestito in sinergia con Honey Sport City, polisportiva giovane e ambiziosa che ha dato vita a una struttura dagli altissimi standard qualitativi. Saranno tre ex virtussini come Carlton Myers, Roberto Cipolat e la bandiera Alessandro Tonolli a formare i futuri campioni che vestiranno la maglia di Roma, coordinando le squadre Under 18 Eccellenza, Under 16 Eccellenza, Under 15 Eccellenza, Under 14 Elite e Under 13 Elite. Al Palazzetto dello Sport prosegue anche l'attività di base con il minibasket, mentre sta per essere svelato un nuovo progetto rivolto a un ampio ventaglio di società della Capitale per rafforzare in maniera consistente il legame tra il club e il territorio.

ROSTER
Guido Meini 1979 1.85 Playmaker ITA
Simone Bonfiglio 1988 1.81 Play/Guardia ITA
Alan Voskuil 1986 1.91 Guardia DEN
Ennio Leonzio 1994 1.92 Guardia ITA
Giuliano Maresca 1981 1.92 Ala ITA
Riccardo Casagrande 1988 1.96 Ala ITA
Jamal Olasewere 1991 2.01 Ala NIG
Gabriele Benetti 1995 2.00 Ala ITA
Craigh Callahan 1981 2.04 Centro ITA
Davide Zambon 1978 2.02 Centro ITA


 

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