PADURA DIAZ, VOGLIAMO RIPORTARE IN ALTO ROMA NELLA PALLAVOLO

Il bomber italo-cubano sta infiammando i tifosi della pallavolo capitolina in serie A2 a passo di salsa. Prima in Campionato e in finale di Coppa Italia la Scarabeo GCF Roma sogna la Superlega.
Correva l’anno millenovecentottantasei, ventiquattro ottobre per la precisione, quando all’Avana di Cuba mamma Caridad registrava all’anagrafe Williams Padura Diaz, poi per tutti “Willy”. La pallavolo è stata un “vizio” di famiglia per questo trentunenne campione italo-cubano, con il fratello Ángel Dennis che lo ha preceduto nei palazzetti italiani dove è stato dal 2000 tra i protagonisti per quindici anni in Superlega (andata a sostituire la vecchia serie A1).
Williams ha attraversato l’oceano e lo ha raggiunto in Italia nel 2007, dopo aver mosso i primi esordi pallavolistici a Cuba. Nel 2008 ha il suo battesimo nel campionato italiano con la maglia emiliana di Cavriago nell’allora serie B1; da quell’esordio non ha più lasciato l’Italia (ad eccezione della parentesi 2015/2016 negli Emirati Arabi) e proprio nel Bel Paese qualche mese ha fatto nascere il suo primogenito “Willian” con la moglie Gergana. Nota di colore, il papà del giocatore si chiama William, insomma in due consonanti ci sono tre generazioni.
Una progressione continua in carriera per l’italo-cubano, con fisico longilineo tipico dei caraibici, movenze atletiche da giaguaro del taraflex e una spallata in attacco che viaggia a svariati chilometri orari e sa far male. Sette stagioni in A2 e una in Superlega all’attivo finora: tre stagioni a Cavriago, poi Conegliano, due stagioni a Monza e infine Siena dove si è attestato tra i primi bomber di stagione, vincendo la Coppa Italia di A2 e sfiorando di un soffio con i toscani la promozione in Superlega.
Quasi 3.000 palloni vincenti scagliati a terra da Padura Diaz da quando è in Italia, un incubo per i ricettori avversari contenere i suoi “missili terra aria” al servizio e una grossa grana per i difensori arginare le sue bordate in attacco.
Un sogno averlo, invece, per chi lo ha portato a schiacciare nella Capitale, ovvero la squadra della Scarabeo GCF Roma – società militante nel campionato di A2 Maschile - che dopo quasi venti partite è ancora al vertice della classifica regolare e con una storica finale di Coppa Italia già in tasca da disputare il prossimo 28 gennaio a Bari.
Erano 8 anni che la Roma pallavolistica non disputava una finale di Coppa Italia, ovvero da quando un certo Ivan Zaytsev – attuale uomo simbolo dell’Italvolley al maschile – non portava la squadra romana a battere Bologna e ad aggiudicarsi il trofeo nazionale. Nel 2011 Roma sparì poi dal volley nazionale fino a questa stagione in cui, grazie a volenterosi e ambiziosi dirigenti laziali, il progetto capitolino di una squadra pallavolistica di vertice sta ritrovando forma e compimento già nella sua prima stagione.
Ma torniamo a Padura Diaz, opposto di ruolo, bomber di questa Scarabeo e vero trascinatore in campo con le sue esultanze particolari dopo ogni schiacciata vincente, un misto tra danza maori e salsa cubana: non un modo di irridere gli avversari, ma un gesto gioioso il suo di chi si diverte veramente nello “sport dai tre tocchi”, nonostante l’adrenalina e la tranche agonistica, con il ritmo della sua terra e la parlata ormai un misto tra emiliano e romano. Sì perché l’opposto è un ruolo chiave nel volley, è l’attaccante per antonomasia e quello a cui spetta trasformare in oro tutti i palloni offensivi, spesso anche i più scomodi: ci vuole muscolarità e velocità, così come determinazione, coraggio, ma anche un pizzico di sana follia per interpretare al meglio il ruolo. Tutte caratteristiche che Williams ha avuto innate e che è andato poi perfezionando negli anni con il duro lavoro in palestra, affinando la tecnica negli allenamenti e la forza in sala pesi.
Innamorato della pallavolo è anche malato di calcio e il Chelsea è la sua squadra del cuore, ma solo perché i colori della maglia e il leone come stemma ricordano quelli della squadra di baseball (sport seguitissimo a Cuba) della sua città natale, di qui a 5 sei anni la scelta di tifare per i “Blues”. La sua vita è cambiata da quando è nato pochi fa Willians Padura Diaz, il suo primogenito che lo ha proiettato nel mondo dei “papà sportivi”, che stanno spesso lontano da casa e che non vedono l’ora di tornare dalla gara o dagli allenamenti per stare con la famiglia.
“Appena è arrivata la chiamata di Roma quest’estate – ci racconta – non ho avuto dubbi e la serietà del progetto mi ha coinvolto subito, come anche la sfida di riportare nella Capitale il volley di alto livello che mancava da diversi anni. Qui c’è tanta voglia di pallavolo e ci sono tanti tifosi e tanti ragazzi che giocano a questo meraviglioso sport, pensare di farli tornare al Palazzetto dello Sport e riconoscersi nella maglia della loro città mi riempie d’orgoglio.
Abbiamo un grande gruppo con un bel mix tra giocatori giovani ed esperti e si è creata fin da subito un’alchimia fantastica tra di noi e i risultati non hanno tardato ad arrivare. Ora siamo primi in campionato e siamo già qualificati per la pool promozione che assegnerà l’unico posto disponibile in Superlega per la prossima stagione. Non sarà facile, tutt’altro ma ormai siamo in ballo e vogliamo ballare.E poi c’è la Coppa Italia dove abbiamo raggiunto la finale e ci contenderemo il trofeo con Bergamo a fine gennaio; personalmente l’ho alzata lo scorso anno…sarebbe un sogno rivincerla con Roma e con i mei compagni.”
Ci tiene poi a fare un appello agli appassionati e ai tifosi: “Portare il nome di Roma è un privilegio per noi ma ci carica anche di una grande responsabilità. Stiamo facendo del nostro meglio per onorare questa maglia e quello che posso chiedere alla città e agli appassionati di pallavolo è di sostenerci, di venire al Palazzetto e farci sentire la loro spinta perché per noi è fondamentale per raggiungere traguardi importanti.”
Williams Padura Diaz, impossibile non notarlo quando scende in campo al Palazzetto dello Sport di Roma, con la maglia numero 7, orecchini e cresta dorati a dare ancora più altezza ai suoi 202 cm, lo sguardo di chi vuole vincere, sempre, ma anche un sorriso che quando realizza un punto illumina i compagni e il pubblico che lo acclama. E poi via ad una nuova esultanza, un balletto, una movenza contagiosa che ci fanno ricordare comunque che lo sport è sempre e solo divertimento.