Scuola di squadra

Partendo dall'inizio potrebbe sembrare l'alba di un rito magico o di qualche strano sortilegio. E andando nel dettaglio, nei quattro capoversi iniziali una sorta di magia è comunque presente. Sono quattro nomi della stessa medaglia a forma di palla ovale e con un colore ben definito: il nero. Che sia scritto in lingua Maori, italiana o utilizzando il classico soprannome che contraddistingue il mito dei neozelandesi, il risultato non cambia. Sabato 12 novembre 2016, sia per gli appassionati di rugby che per i curiosi del nostro sport, sarà una data da segnare in rosso sul calendario. I campioni del mondo in carica torneranno a calpestare l’erba dello Stadio Olimpico di Roma a circa quattro anni dal loro ultimo match in Italia contro l’Italrugby. Per la Nazionale Italiana di Rugby sarà il primo dei tre Credit Agricole Cariparma Test Match del mese di Novembre: gli Azzurri, dopo l’incontro in programma a Roma, affronteranno il Sudafrica a Firenze sabato 19 novembre e Tonga a Padova sabato 26 novembre. Reduce dalla vittoria della Rugby World Cup nel 2015 e del Rugby Championship con ben due giornate di anticipo, la Nuova Zelanda da anni rappresenta l’elite del rugby mondiale. L’atleta emblema dello spirito guerriero e del modo di giocare dei neozelandesi è Jonah Lomu, scomparso nel novembre 2015. Lomu è stato il primo rugbista che ha incarnato il giocatore moderno: potente, veloce e con una mole fisica superiore rispetto ai suoi colleghi. Di talenti tra le fila degli All Blacks, nel dopo Lomu, se ne annoverano molti: dall’ex capitano Richie McCaw, che ha appeso le scarpette al chiodo dopo la vittoria nell’ultimo mondiale, passando per Dan Carter, Ma’a Allan Nonu, Sonny Bill Williams (protagonista anche alle Olimpiadi di Rio 2016 dove ha rimediato un infortunio che con ogni probabilità gli impedirà di essere presente in campo all’Olimpico) e Julian Savea, ala protagonista nel successo dell’edizione 2016 del Rugby Championship e che a molti ricorda l’icona Lomu nel modo di giocare. Di concerto con il lato tecnico c’è l’immancabile Haka, la danza che precede ogni partita degli All Blacks e che tiene tutti ammutoliti e incollati sui movimenti dei giocatori che la eseguono con una sacralità unica non badando mai alla spettacolarizzazione del gesto e tenendo sempre ben saldo in testa il valore che ha per i neozelandesi, fattore che incrementa il fascino di un momento che è diventato un cult, negli anni, per coloro che assistono ai match con la Nuova Zelanda protagonista in campo. L’Italia, dal canto suo, vedrà l’esordio casalingo del neo ct Conor O’Shea che, dopo il tour estivo in Argentina, USA e Canada chiuso con un bilancio di 2 vittorie su 3 incontri disputati, si presenterà alla guida dell’Italrugby per la prima volta tra le mura amiche dello Stadio Olimpico con l’obiettivo di giocare il miglior rugby possibile contro i campioni del mondo in carica. L’attesa per il big match contro la Nuova Zelanda aumenta in modo inversamente proporzionale ai giorni che dividono gli appassionati di rugby dal 12 novembre. Le premesse per vivere una giornata di sport a 360 gradi all’interno e fuori dallo stadio, con il classico terzo tempo, ci sono tutte.