Sport

Doping: tradimento dello sport e vero rischio sanitario

On. Daniela Sbrollini - Responsabile Sport e Welfare PD

Lo sport è meritocrazia, lo sport è democrazia. In politica, nella vita e anche sul campo di gioco purtroppo a volte accade che qualcuno pur di vincere non rispetti le regole, ed il ricorso doping è un fatto ancora troppo presente nello sport italiano ed internazionale.
Se il primo pensiero quando pensiamo al doping è quello della scorrettezza e del tradimento dello spirito olimpico è necessario porsi in un’ottica più concreta tenendo presente che per gli atleti l’assunzione di sostanze dopanti è prima di tutto un vero rischio sanitario, un rischio per la salute dell’individuo ed un enorme problema educativo sui più giovani perché fa passare il concetto che ogni mezzo è lecito per raggiungere un traguardo.
Conseguentemente penso che la buona politica debba investire di più per contrastare il doping, demandando anche alle federazioni sportive ed al Coni il compito di prevenire il fenomeno che non può prescindere dalla prevenzione sanitaria: gli atleti che ipotizzano di utilizzare sostanze dopanti devono sapere quali sono i rischi per il loro corpo. Anabolizzanti, stimolanti e ormoni sono prodotti decisamente dannosi, cancerogeni, che possono provocare gravi patologie cardiache, danni neuromuscolari, instabilità psichica, indebolimento di muscoli, ossa e legamenti, squilibri endocrini ed ancora moltissime altre gravi conseguenze irreversibili.

Il caso Sharapova che recentemente ha scosso tutto il mondo del tennis e lo sport in generale è l’esempio che anche in uno sport controllatissimo e ai massimi vertici mondiali si deve sempre tenere alta l’attenzione contro il doping, casi come questo rischiano di far perdere credibilità al professionismo tutto con ricadute ed effetti drammatici mondiali. Le conseguenze d’immagine ed economiche del doping possono essere devastanti per la promozione dello sport, vi è quindi una responsabilità dell’atleta che si è personale, verso la propria squadra o il proprio staff ma anche nei confronti dello sport che rappresenta, davanti a milioni di appassionati. Non possiamo permettere che questo accada e lo si deve fare con un contrasto fortissimo alle sostanze proibite e con pene certe e severissime per chi trasgredisce.
Lo scorso anno il Presidente del CONI Giovanni Malagò ha compiuto una scelta netta per lo sport italiano, la definì lui stesso una “svolta epocale” : un accordo tra la Nado – Coni e i NAS del corpo dell’Arma dei Carabinieri, in modo che l’attività anti-doping fosse gestita anche in maniera autonoma dalle forza armate del nostro Paese, un’ ulteriore garanzia per la salute dei nostri atleti e per la correttezza delle nostre competizioni.
Fondamentale in questo nuovo quadro è il Governo, e quindi la politica, che trova nel Ministero della Salute il suo organo operativo per garantire la sicurezza e l’intervento contro il doping. A capo della Commissione di vigilanza sul doping c’è il dott. Pino Capua, grande esperto della materia che viene dal mondo dello sport che tra mille difficoltà porta avanti un lavoro importantissimo. Parallelamente alla WADA (World Anti-Doping Agency), anche il nostro Ministero della Salute analizza ed aggiorna annualmente le liste dei farmaci e delle sostanze proibite, così gli atleti o le società non possono sbagliare.
Per questi motivi, e per preservale la bellezza, la lealtà ed i valori del mondo sportivo così splendidamente descritti dalla Carta Olimpica continuerà il mio impegno in Parlamento per uno sport migliore in Italia che non sia solo una copertina per i media e per prepararci all’Olimpiade ma perché possa essere un modello di cultura, ci maturità civile e di possibilità di crescita. Ce lo chiedono a gran voce le nuove generazioni, non possiamo tradirle.