Sport

La bici ingrassa?

Il fenomeno delle Fat Bike arriva anche a Roma. E' uno sport? una moda? o un possibile problema?

di Giuliano Giulianini

Nel primo fine settimana di marzo la Fiera di Roma ha ospitato Motodays 2016, la kermesse dedicata alle due ruote a motore di cui scriviamo in un altro articolo. Ad onore degli organizzatori, gran parte del padiglione 3 della fiera è stata riservato alla mobilità sostenibile, e in particolare ciclabile. L'area, denominata Bike&Fun, ha ospitato diversi fabbricanti di biciclette, negozianti, importatori; oltre a inventori, meccanici, e rivenditori di accessori. Era presente anche Federciclismo, e una buona parte del padiglione era allestita a mo' di pista-scuola guida per biciclette. E forse ce n'è veramente bisogno, prima che sia troppo tardi.
Chi scrive infatti è rimasto colpito dal fatto che la grande maggioranza dei modelli esposti era costituita da "fat bike". Probabilmente se si chiedesse a dieci persone che cosa sia una fat bike, almeno nove improvviserebbero gesti fantozziani, farfugliando "Dicesi fetbaik..."
Ebbene: dicesi fat bike una bicicletta dalle ruote maggiorate, più larghe; derivata dalle mountain bike (almeno nella sua reinvenzione moderna) ha forcelle anteriore e posteriore allargate, per ospitare una gomma "cicciona". Si hanno notizie di modelli simili dai primi del '900, ma è dagli anni '80 che si sono riaffacciate nell'immaginario sportivo. Dapprima in uso ad avventurieri-ciclisti sulle dune africane poi, ed ecco il boom, richieste, progettate e reinterpretate da escursionisti nord americani, diretti tra nevi e rocce dell'Alaska, e tra le sabbie del Nuovo Messico. La fat bike infatti va dove nessuna mountain bike è mai giunta prima: sulla neve soffice, sulle rocce appuntite, sul fango molle e sulle sabbia delle spiagge. L'ampiezza dei copertoni e le gomme relativamente meno gonfie, fanno di queste bici delle enduro a pedali. Come vedremo potrebbe diventare un problema.
Fin qui nulla di strano, anzi: si apre una nuova frontiera per sportivi ed escursionisti. Ma alcune considerazioni sono sorte chiedendo lumi di tanta preponderanza a qualche esperto in fiera. Nelle foto qui pubblicate infatti sono rappresentate alcune delle più accattivanti proposte degli espositori: come si vede (e non è dovuto a selezione) sono quasi tutte fat bike elettriche: c'è la prima fat elettrica pieghevole, prodotta da un'azienda campana; ci sono quelle potenti, e costosissime, di un marchio tedesco; alcuni fascinosi modelli retrò made in Italy; e c'è persino un modello sidecar per portare un bambino o un cane al seguito. La mobilità elettrica applicata alle bici era il tema di Bike&Fun, quindi non stupisce la totale mancanza di bici a propulsione "umana"; perché però tante "fat"? Perché la tecnologia lo permette. Batterie sempre più compatte e motori elettrici sempre più potenti possono, da un lato alleggerire il carico, dall'altro spingere pesi maggiori, a velocità sempre maggiori... e qui sta il punto.
I lettori che frequentino le (poche) piste ciclabili romane non avranno mancato di osservare come la convivenza tra pedoni e ciclisti non sia sempre idilliaca: per la tendenza di alcuni dei primi a "pascolare" sulle ciclabili, e la pretesa di alcuni dei secondi a scambiarle per velodromi olimpici. In uno scenario di conversione della cittadinanza alla mobilità ciclabile, che in certa misura sta già avvenendo, con sempre più persone che combinano auto e bici, o treno e bici, o prendono solo la bici; con l'opzione pieghevole che conquista sempre più pendolari; si aggiunge ora all'equazione il motore elettrico e, dulcis in fundo, il motore applicato a una bici pesante ma veloce. Sicuramente i nostri polmoni sarebbero riconoscenti di una pedalizzazione di massa di questa città, ma le poche ciclabili non sono autostrade a quattro corsie, nemmeno a due per la verità: come potrebbero convivere pedoni a passeggio, bambini col triciclo, grupponi di ragazzi in comitiva, pendolari frettolosi, sportivi a 18 marce e fatbikers con mezzi che possono andare a 40-50 all'ora? Ecco che la scuola guida per ciclisti che in fiera sembrava più che altro una curiosità, potrebbe rivelarsi invece una necessità.
Pare che un impulso decisivo al mercato delle fat bike elettriche sia venuto, negli USA, dal divieto di praticare motocross in molte aree naturali, per rispetto dell'ambiente e degli animali selvatici: i crossisti hanno aggirato l'ostacolo passando all'utilizzo di questi mezzi dai motori potenti quanto basta. Succederà anche qui da noi?