La farfalla non conta i mesi ma i momenti

 

 

 

scrisse un tempo il poeta di Calcutta RABINDRANATH TAGORE. 

Attraverso lo sguardo di Giulia, le sue parole ed i suoi sorrisi, l’ho rivista farfalla, libera di essere per esprimersi con tutta la sua anima, raccontando di se attraverso le sue imprese eroiche, perché saper utilizzare il tempo nel modo migliore, soprattutto oggi in quest’epoca digitale, è proprio una grande impresa. Se ne disperde sempre tanto, troppo a volte, senza custodirlo ed accarezzarlo, dandogli una migliore forma e valore.

Ho immaginato così Giulia, in questo corpo alato, che sorvola le barriere, che vive il tempo con una dilatazione infinita di eterni istanti, costruendo con carisma e forte consapevolezza, il suo racconto di grande donna, atleta, figlia, ragazza che sa sognare. 

Lo Sport è nel suo battito, la famiglia è il suo cuore, il sorriso è il dono d’immenso che condivide con noi tutti, ogni volta che entra in vasca, dove il suo corpo “alato” vola oltre i tempi e conquista podi che fanno storia. Questa l’essenza che ho avuto il piacere di assaporare osservando e leggendo di Giulia, che negli ultimi 12 anni di gare internazionali ha conquistato più di 20 medaglie tra Mondiali ed Europei, oltre 50 titoli italiani e 3 Paralimpiadi con 1 bronzo, 2 argenti e 1 oro, quello di Parigi come atleta del Gruppo delle Fiamme Oro.

 

1) Giulia, in un'intervista hai detto «il tempo che si perde è tempo che si sottrae a costruire», quanto è essenziale per te questa visione della vita e dell’utilizzo del tempo che tutti noi abbiamo? 

Il tempo è mio amico e mio nemico: pochi centesimi, in gara, possono cambiare il tuo destino. A me, a Parigi, è andata di lusso: ho vinto l'oro paralimpico per soli quattro centesimi. In quel caso il tempo è stato mio grande amico. Comunque, è quanto di più prezioso abbiamo. E non sappiamo quanto ne abbiamo a disposizione. Già non è infinito, in più non sappiamo quando finisce. Quindi va utilizzato al meglio, impiegandolo nelle attività che ci fanno bene, circondati da persone che ci vogliono bene. Il tempo per me è diventato una variabile fondamentale, perché dopo l'infortunio sul trampolino elastico il mio tempo si è dilatato, perché ogni attività ne richiede di più di prima. Poi voglio dire un'altra cosa: diffidate da chi vi risponde 'Non ho tempo'. Il tempo è uguale per tutti: 24 ore al giorno. Se qualcuno vi risponde così, significa che non ha tempo per te. 

 

2) Hai fatto un percorso di crescita sportiva, emotiva ed umana molto intenso, mantenendo saldo il tuo carattere e la tua voglia di vivere. Chi è oggi Giulia e come si è trasformata nel tempo? 

    Cosa è stato importante lasciare andare e cosa invece custodire per conquistare?

L'infortunio, la lunga riabilitazione, la mia vita su una carrozzina, mi hanno regalato molta consapevolezza e probabilmente sono maturata prima dei miei coetanei. E, soprattutto, mi ha permesso di vivere esperienze fantastiche, che non avrei mai fatto, obiettivamente, se non mi fossi fatta male. in questo percorso, è fondamentale lasciar andare le cose. Io ho lasciato andare le persone negative e questioni materiali di poco conto. 

 

3) La tua famiglia rappresenta oggi uno dei pilastri importanti per la tua crescita, anche a seguito dell’incidente non si sono fermati tra le paure e preoccupazioni, ma ti hanno motivato e spronato.  Quale è il rapporto tra lo Sport, la famiglia, gli amici e la tua personalità di donna che ha voglia di intraprendere sempre nuove sfide?

Non sarei l'atleta e la donna che sono senza la mia famiglia. Mi supporta in tutto, mi aiuta, mi consiglia e mi lascia fare. I miei fratelli e i miei genitori sono stati imprescindibili. Così come gli amici, che io considero come i componenti di una famiglia allargata. A Parigi mi hanno dimostrato un affetto commovente: erano quasi 150 a seguirmi sugli spalti della Défense Arena. La loro presenza mi ha dato una carica eccezionale. Mi sento una donna realizzata, soprattutto perché so di avere al mio fianco esseri umani che mi comprendono, che empatizzano con me, che condividono le mie scelte.

 

4) L’acqua spesso rappresenta un ambiente “insonorizzato” fatto di profondi silenzi, dove il respiro è la colonna sonora degli istanti. Cosa rappresenta per te l’acqua? Cosa senti quando entri in vasca e sei sott'acqua? 

L'acqua è l'elemento che mi permette di vivere il mio corpo in maniera autentica e naturale. Quando mi tuffo in piscina sono solo io, senza carrozzina, senza altri ausili: rimane tutto a bordo vasca, mentre io posso concentrarmi sul mio obiettivo. Il mondo rimane fuori, mentre là sotto ci sono io, con una concentrazione totale su quello che voglio fare. Credo sia il mio habitat naturale, che ho scoperto per caso, dopo l'incidente. 

 

5) In questi anni hai vissuto esperienze diverse durante le Paralimpiadi ed altre manifestazioni sportive, entrando in vasca anche in assenza di pubblico. Quanto è difficile per un atleta competere senza sentirsi travolto dalla carica emotiva del parterre? Come è il tuo rapporto con i fan ed il pubblico?  Quanto ti carica emotivamente ed abbatte le tensioni prima di una gara? 

A Tokyo non sembrava di essere alle Paralimpiadi: senza pubblico non c'era nessuna delle emozioni che avevo provato a Rio e che per fortuna ho ritrovato a Parigi. Fare sport significa vivere di emozioni e sappiamo che le emozioni, se condivise, assumono una forza ancora più grande. Per me quindi è fondamentale sapere che ci sono persone che mi seguono, che fanno il tifo per me, che si agitano durante la gara in attesa di sapere come andrà. La loro presenza non fa altro che aumentare l'adrenalina, che è quello che mi fa allenare tutti i giorni da tanti anni. Poi, per fortuna, quando entro in acqua, riesco a concentrarmi solo sulla gara e a non venire condizionata dalla presenza del pubblico.

 

6) “Sono sempre Io” è parte del titolo del tuo libro. E’ veramente così importante preservare la propria identità senza farla plasmare dagli eventi della vita o dalle persone attorno, o amori? 

Io penso che le persone, quelle che sprigionano energie positive, hanno la forza di ispirare, quindi, in un certo senso, sono convinta che le persone possano cambiare anche grazie ad altre persone. Purtroppo questo succede anche in senso negativo ed è una delle cose più brutte che possa succederti: per questo dico che bisogna circondarsi delle persone giuste. Io infatti passo per molto selettiva, e dopo l'incidente lo sono diventata ancora di più. "Sono sempre io" significa che una disabilità, una carrozzina, non hanno cambiato Giulia. E che quindi puoi riferirti a me con la naturalezza che hai sempre avuto.

 

7) Sei una donna dal grande carattere, con impegno e dedizione porti avanti  sport, studio, famiglia ed il tuo tempo, gestendo spazio e priorità, puntando sempre a grandi traguardi. Come ti vedi nel prossimo futuro? Il prossimo sono di Giulia?

Questa domanda è tanto frequente quanto difficile per me. Faccio fatica a immaginarmi in futuro, ma ho voglia di provare a rispondere. Partiamo dalle certezze: vorrei rimanere nel mondo dello sport, per restituire un po' di quello che mi ha dato. In che ruolo, però, è ancora difficile dirlo. Altra certezza è che ho voglia di fare l'atleta ancora per un po', almeno fino al prossimo Mondiale di ottobre, poi si vedrà. Certo che Los Angeles non è poi così lontano, eh! Penso proprio che vorrò arrivarci. Poi c'è da dire che sono laureata in Ingegneria Biomedica e non mi dispiacerebbe unire queste competenze al mondo dello sport paralimpico, che vedo per fortuna in grande crescita. Che altro dire: sono un'agente tecnica di Polizia di Stato, quindi anche qui ci sono tante cose da fare perché siamo stati i primi atleti paralimpici ad essere arruolati e dopo lo sport ci sono nuovi orizzonti da esplorare.

 

8) Quanto è importante il movimento parolimpico per te? Come vedi la grande sfida del Presidente Luca Pancalli al CONI? Potrebbe essere un grande passo per parlare sempre di più di Sport per tutti senza sconti e differenze? 

Luca Pancalli è l'uomo, lo sportivo, il presidente che ha permesso al movimento paralimpico italiano di fare progressi inimmaginabili. Non esagero: è un luminare. Ha lottato per anni affinché gli sportivi paralimpici venissero, al pari degli sportivi olimpici, arruolati all'interno delle forze armate dello Stato: una rivoluzione in termini di equità e di cultura, perché si è lanciato il forte messaggio per cui anche all'interno dello Stato le persone con disabilità possono dare il loro contributo. Non solo ricevere, ma dare: è una rivoluzione culturale. Pancalli ha fatto cose enormi, un pezzo alla volta, in maniera sempre coerente. A lui va il mio grazie, enorme, e a lui auguro ogni fortuna e spero che possa ancora rappresentare il mondo dello sport ai massimi livelli. L'eredità che lascia al Cip è veramente grande e l'auspicio è che si possa continuare a lavorare seguendo la sua visione. Pancalli ha insegnato a un intero Paese cosa significa sport in senso universale, al di là di ogni barriera, pregiudizio e stereotipo. Per questo, che lui faccia il presidente del Cip o del Coni non fa differenza.

 

9) Questo spazio è tutto tuo ora GIULIA,  consideralo un capoverso bianco, libero per descrivere e raccontare o disegnare quello che senti e chi sei.

Non è il mio forte muovermi in spazi bianchi, perché sono abituata a seguire quella linea blu sul fondo della piscina. Però questa intervista è talmente bella che ci voglio provare. Dico che sono una persona felice, che non ha rimpianti e neppure rimorsi. Sì, ci sono state diverse avversità nella mia vita, ma per fortuna, grazie un po' al mio carattere e grazie alle persone fantastiche che ho al mio fianco, sono riuscita a superarle. E mi piace pensare che possa essere una persona che, raccontandosi, può aiutare altre persone a superare gli ostacoli. Con due consigli: non sprecate il vostro tempo e circondatevi di belle persone. E due consigli anche per me: cerca di non essere mai banale e insipida e cerca di lasciare sempre un segno.