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Ad acquasanta terme per il terremoto

di Giacomo Esposito

Come prevedibile si sono già spenti i riflettori sul terremoto che ha colpito gravemente Amatrice e le comunità limitrofe lo scorso 24 di agosto. A distanza di un mese, infatti, si sente per lo più parlare di “IBAN” fasulli e di azioni di sciacallaggio nonostante ci siano materialmente più di quattromila persone che hanno perso ogni ricordo della propria vita. Ma la gente di questi posti, come del resto quella de l’Aquila, ha carattere da vendere e non ha certo intenzione di mollare il proprio territorio. Questo abbiamo potuto constatarlo di persona noi dell’Eurobasket Roma. Siamo stati tra le prime società sportive del lazio ad attivarsi per portare gli aiuti, andando nel campo di Acquasanta Terme, alle porte di Ascoli Piceno, nei giorni successivi al sisma. Un’esperienza unica e toccante nel suo genere, condita dai tanti sorrisi delle persone incontrate lungo il cammino che hanno avuto modo di farci percepire la loro voglia di rinascita a seguito dell’accaduto. “Ripartire per cambiare in meglio”, ci ha detto il vice sindaco del comune marchigiano Luigi Capriotti al termine del pranzo consumato all’interno della tendopoli. Insieme a lui, vigili del fuoco, protezione civile e singoli volontari uniti sotto la bandiera della solidarietà. Suggestivo ma allo stesso tempo tetro lo scenario che si scorge percorrendo la via Salaria nel tratto tra Rieti e la stessa Ascoli Piceno. Luoghi storici, patrimonio di Lazio, Marche ed Abruzzo le tre regioni che si “intrecciano” in quel lembo di terra, completamente distrutti. Il campanile di Amatrice, unico edificio di un certo tipo che ha resistito alle scosse, è il simbolo di questa rinascita. Mauro, ristoratore romano ma con origini e parte della famiglia ad Amatrice ci ha detto con voce singhiozzante, dopo aver tirato fuori dalle macerie una famiglia con due bambini: “il paese non esiste più”. Una breve frase ma che racchiude tutto il dolore e lo sconforto che la gente del luogo ha vissuto e continua a vivere nel quotidiano. La macchina organizzativa, fortunatamente, è partita per tempo ma c’è assoluto bisogno di direttive chiare e di uno “Stato” sempre presente per far sì che nel giro di poco tempo si ritorni ad una situazione quantomeno accettabile. L’allestimento di una scuola provvisoria per dar modo ai bambini di ritrovare la loro dimensione, almeno in quel campo, è stato uno dei passi più significativi di queste lunghe quattro settimane. Da parte nostra possiamo affermare che ritorneremo presto a dare una mano e a portare tutto ciò che si renda necessario per affrontare un lungo inverno che è già inesorabilmente alle porte.