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Giorgio Viscione

Vincere? Non mi basta. Io voglio stupire!

Di Valeria Barbarossa

Campione italiano di moto d’acqua. Classe 1977. Carattere impulsivo ma mai quando gareggia. Nonostante il suo sia uno sport estremo, in acqua ha sempre la piena coscienza di ciò che sta facendo perché, dice, a sfidare il mare si può solo perdere...

Una passione nata molto presto che si è poi trasformata in una vera e propria dipendenza. Nonostante un episodio tragico che lo ha segnato nel profondo, Giorgio con grande coraggio e determinazione ha ritrovato la forza per tornare a gareggiare e a vincere.
Giorgio perché proprio questo sport?
Ho sempre avuto la passione per il mare sin da piccolo. A 20 anni ho comprato la mia prima moto d’acqua. Mi sono unito ad un gruppo di persone che faceva le gare, sono andato con loro a fare un circuito e lì è stato amore a prima vista…. Non ne ho più potuto fare a meno. È lo sport giusto per me: mare e adrenalina.
La prima volta hai avuto paura?
Paura no, mai, piuttosto ho provato una forte emozione. C’è sempre stata una grande sintonia con quello che stavo facendo e affinità con il mezzo. Ho un’ottima lettura del mare, lo rispetto e lo capisco bene.
Quindi non lo sfidi?
Il mare non va sfidato. Chi lo sfida può solo perdere. Va corteggiato.
Come ti prepari?
Purtroppo devo seguire una dieta ferrea! Sia durante la settimana che, soprattutto, a ridosso della gara in cui devo tirare fuori il massimo per i 20 minuti della manche. Mi alleno in palestra, vado a correre e faccio pilates.
Psicologicamente?
La mezz’ora prima della gara mi concentro sul circuito, mi siedo davanti al mare e immagino la scena di quando parto e di quando, per primo, girerò la boa. È un momento di grande autoconvincimento.
Qual è la qualità più importante che bisogna avere per praticare questo sport?
Una grande acquaticità e consapevolezza del tuo “terreno” che in questo sport è mutevole in ogni gara: mare piatto, mosso, onda lunga… si deve avere un’ottima conoscenza del mare.
E le qualità psicologiche?
Bisogna essere preparati, concentrati e sicuri di ciò che si sta facendo. La moto d’acqua non è come gli altri sport adrenalinici in cui ci vuole anche una dose di incoscienza, in questa disciplina devi avere una forte coscienza di ciò che fai.
Nel 2009 ci fu negli USA l’incidente dove purtroppo perse la vita il tuo collega Cesare Vismara. Tu sei rimasto gravemente ferito. Dopo quell’episodio, che cosa è cambiato in te?
Sono cambiate tante cose. Cesare era un mio amico e il caso ha voluto che ci scontrassimo proprio noi due. La vita cambia perché conosci il significato della morte, ti rendi conto che avevi le sue stesse possibilità di morire. Il periodo successivo è stato molto duro, ho passato mesi chiuso in casa in depressione. Poi ho riflettuto e ho pensato che lui, da grande campione quale era, non avrebbe mai voluto che abbandonassi la mia passione e questo mi ha dato la forza e la spinta giusta per proseguire il mio percorso.
Ricordi la tua prima gara dopo quell’episodio?
Molto bene. Era il Campionato Europeo del 2010 in Croazia. Tutti i partecipanti erano a conoscenza di ciò che mi era accaduto e per questo l’accoglienza fu straordinaria. Mi hanno dato il coraggio per ricominciare.
Come finì quella gara?
L’ho vinta.
Che cosa spinge una persona a rischiare così? Sfidare se stessi o dimostrare qualcosa al mondo?
Ognuno di noi ha una sua motivazione. Per quanto mi riguarda posso dirti che provo una sorta di dipendenza verso la gara, non ne posso fare a meno.
Qual è il momento più emozionante?
Quando sai che è il tuo turno e ti prepari al cancelletto per partire. In quel momento nella testa mi passano milioni di cose ma poi mi concentro solo sulla prima boa che è quella dove devi girare per primo. Sono un pilota molto particolare, non ho mai accettato di arrivare secondo. Infatti ho sempre o stravinto o se non sono arrivato è stato per una caduta o per un guasto. Non mi basta vincere. Io voglio stupire. Questa determinazione mi spinge a fare ciò che faccio.
Le persone che ti vogliono bene ti hanno mai chiesto di smettere?
Mi è stato chiesto nel 2011 e per un po’ ho smesso. L’ho fatto per una ragazza di cui ero fortemente innamorato ma poi ho capito che lei non lo era altrettanto. Nessuno può chiedere ad un’altra persona di snaturarsi.
E la tua mamma?
Mi sono messo nei suoi panni quando, ad esempio, ha appreso la notizia dell’incidente del 2009. Le notizie arrivavano confuse e frammentarie e per una madre deve essere terribile. A prescindere dalla preoccupazione, però, lei rispetta questa mia passione perché sa che mi rende felice.
Che altri sport pratichi?
Frequento il Forum dove vado in palestra e poi gioco a Padel, la mia seconda passione. È un gioco semplice e divertente.
Che fai ora?
Mi sto preparando per la prima gara del mondiale. Si svolgerà a giugno a Porto Cesareo. E poi da poco ricopro anche un ruolo istituzionale: sono stato nominato Presidente della Commissione italiana Moto d’Acqua e Hydrofly per la Federazione Italiana Motonautica.
Che augurio si fa nell’ambiente? In bocca al lupo?
Va benissimo qualunque augurio purché sia sincero.
Lo è! Un “In bocca al lupo” smisurato allora!