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QUANDO LO SPORT NON È DI TUTTI

di Carlo Santi

 

L’attività sportiva di base si è fermata a metà ottobre 2020, prima in alcune regioni e poi in tutta Italia. Solo lo sport di vertice non si è bloccato - parliamo in particolare del calcio di serie A, B e C, del volley e del basket di vertice, coppe internazionali comprese - pur disputando le gare a porte chiuse.

Quello dello sport, dovremmo dire dell’altro sport escludendo il vertice, è l’unico settore della società, insieme alle scuole secondarie di secondo grado, che da allora si è fermato. Eppure, dati alla mano, la situazione epidemiologica non ha avuto variazioni. Non è cambiato il numero di contagi, l’indice Rt, il numero di morti, le presenza in ospedale. Questo ci spinge ad affermare che le misure adottate dal Governo in tema di sport, riferendoci anche alle chiusure di piscine e palestre con relativi spogliatoi, non funzionano.

Diverse Federazioni hanno cercato di aggirare le regole per consentire ai propri atleti di continuare l’attività, qualcuno anche forzando un po’ troppo sui criteri di importanza dei propri tesserati considerandoli tutti “di interesse nazionale” consentendo loro di allenarsi sia in palestra che in piscina. È stato fatto il possibile (impossibile?) per non fermare totalmente almeno la preparazione degli atleti. Il tutto, è chiaro, rispettando i protocolli per essere sempre in sicurezza.

Il mondo del basket, escludendo la serie A e la serie A2, però è ancora fermo. Solo qualche giorno fa, esattamente l’11 gennaio (e dovremmo affermare: con un bel ritardo), la Federazione Italiana Pallacanestro ha sollevato il problema spiegando di essere al lavoro per «consentire a tutti i propri tesserati, da Minibasket all’attività Senior, di allenarsi in palestra adottando tutte le cautele che gli esperti riterranno necessarie».

I campionati minori sono fermi e la loro partenza è ancora molto incerta. Gli esperti interpellati dalla Fip hanno spiegato che si sta cercando di cambiare atteggiamento sullo sport producendo protocolli che consentano di praticarlo in sicurezza visto che si considera, in questo momento, che è assai rischioso, in particolare quello di contatto aprendo un po’ di più per attività individuale.

Si prospetta la possibilità di allenarsi a chi rispetta certi parametri mentre chi non lo fa non potrà allenarsi. L’obiettivo è l’interesse dell’interno Paese per permettere che anche i bambini/e e i ragazzi/e siano in palestra ma controllati.

Certo, per riprendere i campionati bisognerà attendere ancora molto anche se cambia l’approccio al sistema sport.

Dalla Fip affermano che «occorre concentrare ogni sforzo sull’aggiornamento dei protocolli che consentano a tutti la ripresa in sicurezza degli allenamenti a prescindere dallo svolgimento delle rispettive competizioni, verificando con la massima responsabilità quali altri campionati possano effettivamente prendere il via nel prossimo futuro».

Considerazioni ineccepibili quelle della Federbasket ma prese non un po’ di ritardo. Senza voler fare confronti, va detto che sullo sponda volley sono stati più solleciti.

C’è un mondo da salvaguardare, un patrimonio che non può essere perso pur rispettando in ogni momento i protocolli di sicurezza per combattere il Covid-19. Parliamo degli atleti di ogni livello ma in particolare delle società che stanno pagando un prezzo altissimo in questo periodo così complesso.

I problemi sul tavolo sono infiniti e per questi c’è la necessità di intervenire con immediatezza. Da un lato occorre avere un protocollo per la sicurezza con relativi tamponi per permettere gli allenamenti; dall’altro, però e non meno importante, c’è la questione degli impianti. E questo è un tema scottante. Non sono molte le società che dispongono di una palestra propria; quasi tutte utilizzano impianti scolastici che adesso sono quasi sigillati. Anche in questa direzione occorre concentrare gli sforzi per non danneggiare ulteriormente le società la cui ripartenza sarà complicatissima, al pari dell’economia del Paese.

Regole chiare ma omogenee su tutto il territorio e per tutte le attività sportive devono essere chieste vista l’enorme disuguaglianza tra sport e sport, tra campionati minori che si giocano e altri che non partono non dimenticando le numerose società sportive che hanno investito ingenti somme per consentire la ripresa in sicurezza.

Tutto quindi viene cancellato e il mondo del basket soffre visto che non riesce a programmare la partenza neppure con il Minibasket, prima porta di accesso di tanti giovanissimi che si affacciano a questa disciplina.

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